Siamo ancora alla prese con una fase di maltempo che in molte zone del Paese ha causato danni, con piogge intense, nubifragi e un sensibile calo delle temperature. Una fase non ancora conclusa e che pian piano si porterà in direzione delle regioni meridionali, secondo uno schema consolidato nell’ultimo periodo.
Ma se volessimo fare un salto indietro nel tempo, nei mesi passati è capitato spesso di proporre editoriali che analizzassero nel dettaglio il cambio di circolazione sul bacino del Mediterraneo. Dei mutamenti in grado di apportare eventi più che mai estremi, caratterizzati da precipitazioni intense, dannose, con repentini sbalzi termici. Quasi a testimonianza di una continentalità che non ci appartiene.
La genesi, lo abbiamo rimarcato più volte, è da ricercare negli anni addietro, anche se poi gli effetti visibili si potrebbero facilmente ascrivere alle stagioni estive del 2002 prima e del 2003 dopo. Mutamenti che ci hanno privato del vero motore meteorologico Europeo: l’Oceano Atlantico, quanto mai indispensabile nella mitigazione degli eccessi atmosferici. Non ne conosciamo ancora le cause, ma è certo che la disposizione degli attori barici non è più quella di una volta. Se a ciò aggiungiamo la mancanza cronica di una depressione semipermanente d’Islanda, ecco spiegato il perché di molti accadimenti.
Forse ci si attendeva un cambio deciso. Un ripristino di quelle condizioni in grado di apportare le vere piogge, specie in regioni come quelle del Nordovest più che mai penalizzate dal nuovo tipo di configurazione. Invece no. Alla fin fine ci ritroviamo a discutere di profonde ondulazioni delle correnti d’aria d’alta quota (il cosiddetto jet stream ) in seno ai soliti scambi meridiani. E così siam passati da un profilo termico al di sopra delle medie stagionali, ad uno altrettanto anomalo ma in senso negativo.
Il tutto condito dai soliti eventi estremi, dettati da contrasti termici abnormi, capaci da dar vita a piogge torrenziali. Quelle dannose dal punto di vista idro-geologico: intense e concentrate in un breve lasso di tempo. Si potrà dire che servono a colmare la carenza delle classiche piogge atlantiche, ma gli effetti negativi superano spesso quelli positivi. Se si pensa a quanto accaduto in molte regioni nel corso della passata stagione autunnale, è normale che ci si preoccupi un po’.
Se poi sommiamo quanto si evince dall’analisi dei modelli di previsione a lungo termine, ci si rende conto che la presenza di determinate figure disposte in un certo modo (soprattutto le alte pressioni ad Est, ad Ovest e a latitudini settentrionali), non si può che propendere per una prosecuzione di un trend climatico ampiamente collaudato nel corso degli ultimi anni. Insomma, sembra che anche l’autunno sia destinato a recitare lo stesso copione: scambi meridiani.