“Parlando di teorie proiettate al futuro possiamo solo ipotizzare l’andamento di un dato prendendo in esame come riferimento il presente ed il passato”.
Con questa frase si potrebbe sintetizzare il lavoro che gli scienziati stanno facendo per prevedere il clima futuro.
Parlando della relazione fra riscaldamento globale e possibile aumento di fenomeni tropicali intensi ci accorgiamo invece che il dibattito è molto acceso nell’ambiente meteorologico mondiale, ma la discussione non parte dai risultati previsti per il futuro ma sull’analisi degli ultimi anni su Uragani, Cicloni e Tifoni di quarta e quinta categoria, ossia dei sistemi tropicali estremi.
Il dibattito attualmente aperto si accende dopo una relazione del 2005 dei Dottori Peter Webster, Greg Holland e Judith Curry i quali dichiarano che negli ultimi 30 anni il numero di tifoni e uragani di 4° e 5° categoria è aumentato dell’80%, un aumento – secondo loro – causato per buona parte dal riscaldamento superficiale dei mari tropicali e confermano in futuro una tendenza ad un ulteriore aumento della frequenza di questi sistemi a causa dell’aumento delle quantità di gas serra emessi dall’uomo nell’atmosfera.
Nel 2006 altri illustri studiosi nel settore mettono apertamente in discussione questa teoria al punto da presentare all’American Meteorological Society delle relazioni in cui dimostrerebbero le lacune di queste conclusioni e aprendo altre ipotesi.
Fra i maggiori obbiettori della teoria di Webster, Holland e Curry ci sono illustrissimi esperti del settore, in primis il dott. Bill Gray esperto di sistemi tropicali che si occupa da 22 anni delle previsioni stagionali dopo essersi occupato per anni di ricerca e studi per l’organizzazione meteorologica mondiale, il dott. Chris Landsea dell’NHC (National Hurricane Center) e il dott. John Knaft ricercatore del NOAA (National Oceanic & Atmospheric Administration).
La fonte del diverbio parte proprio dall’analisi degli ultimi 30 anni e metterebbe in luce dubbi sui dati riguardo alla relazione uragani intensi e SSTs (temperature superficiali del mare) e una scarsa attendibilità dei dati presi dai primi anni 70 fino alla fine degli anni 80.
La teoria fondamentale che lega l’intensità degli Uragani col riscaldamento terrestre, riguarda il valore superficiale della temperatura dell’acqua definito tecnicamente SSTs (sea surface temperatures). Attualmente possiamo ipotizzare attraverso una teoria del 1987 (dott. Emanuel) che ad un aumento della temperatura di 1 grado possa corrispondere un’aumento del 5% dell’intensità dei venti di un Uragano.
Questa teoria è stata modificata leggermente in difetto nel 2004 ed integrata nei modelli matematici.
Analizzando questi ultimi 30 anni (dati dell’inizio di rilevazione globale sui sistemi tropicali) i dati ci dicono che la temperatura globale dell’SSTs è aumentata di circa 0,5 gradi e secondo le teorie sul clima futuro questa potrebbe potrebbe aumentare da 1,5 a 4,5 gradi per il 2100.
Se facciamo un’analisi su un sistema tropicale dal 1970 a oggi potremmo calcorare un’aumento del 2,5% dell’intensità di un’uragano quantificabile all’incirca ad un’aumento di circa 5 km orari dovuti al riscaldamento globale.
Considerando che il valore che separa un uragano di 3° categoria (limite di venti a circa 220 km/h, pressione minima fino a 945 hPA) ad uno di 4° categoria(venti a oltre 220 km/h pressione inferiore a 945 hPA) ci accorgiamo a priori di come questa conclusione non avvalorerebbe un aumento sostanziale quantificato all’80% ma ad un aumento degli uragani intensi che sarebbe inferiore.
Si può anche considerare che la teoria appena elencata abbia delle lacune (lo sostiene lo stesso Emanuel), rimane comunque il fatto che a livello globale tutti gli oceani e mari tropicale mediamente hanno avuto in questi ultimi 34 anni un aumento di tale valore di temperatura, calcolato nel periodo “tropicale” ossia nel lasso di tempo in cui si formano gli Uragani.
La seconda obiezione viene dall’analisi degli uragani effettuati nel periodo 1970-’87.
Effettivamente se guardiamo i dati a livello globale ci accorgiamo che il numero di Uragani di 4° e 5° categoria è aumentato passando dai 50 annuali calcolati nel periodo dal 1970 al 1990 ai 90 dell’ultima decade (1994-2004), passando dal 17% al 35% rispetto al totale dei sistemi tropicali. Ma secondo Gray e Landsea ci sarebbero degli errori riguardo ai dati di rilevazione del periodo fra il ’70 e l’87.
Gray, anche alla luce della sua esperienza grazie ai lavori effettuati per l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, sostiene che gran parte dei dati presi in questo periodo sottostimerebbero la reale intensità di un uragano. La causa sarebbe imputabile a mezzi di rilevazione molto limitati rispetto ai tempi nostri e ad un sistema di misurazione definito “tecnica AH” dai suoi creatori Atkinson-Holliday, che avrebbe avuto la pecca di sottostimare l’intensità dei venti di un uragano
Attualmente l’intensità di un uragano viene determinata dal lavoro congiunto di satelliti ad alta definizione che lavorano sia al visibile che all’infrarosso, ai dati rilevati dagli Hurricane Hunters che sorvolano i sistemi tropicali e prendono misurazioni direttamente dall’occhio dell’Uragano e da un sistema di misura definito “tecnica Dvorak”.
La misurazione effettiva infatti dovrebbe essere calcolata sulla rilevazione dei venti per un minuto a 10 metri dalla superficie, non ottenibile direttamente ma eseguibile indirettamente attraverso dei calcoli, quindi suscettibile di errore.
Nel periodo ’70-’84 le misurazioni avvenivano attraverso i satelliti che lavorano al visibile, quindi in questo periodo non si sono avuti dati visuali notturni, inoltre la prima generazione di satelliti all’infrarosso aveva una risoluzione molto inferiore rispetto a quelli attuali.
Inoltre nel periodo che va dal 1970 fino a parte degli anni ’80 esistevano solo due satelliti geostazionari che quindi coprivano in maniera approsimativa la sezione tropicale.
E’ sufficiente infatti che un satellite non eseguisse delle rilevazioni perfettamente perpendicolari all’uragano, ma scattasse delle immagini leggermente inclinate, per avere dati sulla temperatura dell’occhio non reali, in pratica rilevazioni più fredde e quindi con stima finale inferiore alla realtà riguardo ai venti ipotizzati.
Attualmente la relazione del dottor Gray indica un probabile “non aumento sostanziale o quantificabile” dei sistemi tropicali in tutti i bacini tranne in Atlantico dove sarebbe in atto un aumento sostanziale dal 1995.
Le fasi più o meno intense in Atlantico sarebbero governate non dal riscaldamento globale ma da un ciclo naturale chiamato AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation – per un approfondimento vedere il link a fondo articolo) che ha avuto la sua fase calda all’inizio degli anni ’40 fino al 1969, fase ritornata calda dal 1995.
Nel frattempo grazie a Landsea e al dott. Knaff è partito un progetto di reanalisi del periodo 1970-1989 sotto la supervisione del NOAA e del National Science Foundation che dovrebbe coprire oltre all’Atlantico, l’Ovest Pacifico, il Sudovest Pacifico e l’Oceano Indiano. Questo progetto dovrebbe riprendere in mano tutti i dati e le immagini prese in passato per una nuova analisi attraverso nuove tecnologie per riverificare ed eventualmente correggere i dati e per capire finalmente se l’aumento registrato in questi ultimi anni è dovuto più ad errate misurazioni o all’aumento della temperatura globale.
Rimane il fatto che gli ultimi eventi del 2005 in oceano Atlantico e del 2006 in oceano Pacifico mettono un campanello d’allarme su quello che potrebbe essere un grosso problema futuro per le popolazioni che abitano nelle zone interessate dai fenomeni tropicali e che, sempre più frequentemente, sono interessate direttamente dagli eventi estremi.
Fonti informative
www.wunderground.com
Progetto reanalisi del NOAA:
https://www.aoml.noaa.gov/hrd/data_sub/re_anal.html
relazione del dottor Gray:
https://arxiv.org/ftp/physics/papers/0601/0601051.pdf
testo di Webster pubblicato sul portale Science Magazine:
https://www.sciencemag.org/cgi/content/full/309/5742/1844
Il ciclo AMO dal portale MTG Climate:
https://clima.meteogiornale.it/Portal/index.php?option=com_content&task=view&id=65&Itemid=55