Il sistema tropicale Katia, atteso ora in transito con intensità da uragano di categoria 1 un po’ al largo delle coste orientali statunitensi, sta seguendo una traiettoria non così dissimile a quella già vista qualche settimana fa per Irene, la quale, una volta agganciata dal getto atlantico, si è ritrovata rapidamente risucchiata in direzione dei settori nord-occidentali europei. Come già successo per Irene, non è certo il caso di fare allarmismi, in quanto questi uragani non sono in grado di giungere verso il nostro Continente con la stessa forza che possiedono in Aperto Atlantico e vengono così declassati a cicloni extratropicali, per quanto ben strutturati: in parole povere equivalgono più o meno come caratteristiche a tutte le altre perturbazioni che osserviamo transitare in Europa, ma sono solo un po’ più intense.
Le zone settentrionali dell’Europa stanno già sperimentando da alcuni giorni una fase molto dinamica ed a tratti quasi tempestosa, per via del forte gradiente barico intercorrente tra le basse pressioni, che si susseguono fra Islanda e Penisola Scandinava, e l’anticiclone che invece domina più a sud, sul comparto iberico e sul sud della Francia. Questa situazione si confermerà appieno nei prossimi giorni ed è attesa in aggravamento tra domenica 11 e lunedì 12 settembre, quando appunto giungeranno i resti dell’uragano Katia, con un profondissimo minimo barico dapprima appena a largo dell’Irlanda poi subito assorbito in un’unica ampia spirale ciclonica che tenderà ad evolvere tra Islanda e Scozia, prima di raggiungere la Scandinavia martedì 13 settembre.