sono le 13 mentre sto bivaccando sotto l’ombrellone con le cuffiette che smerciano la mia musica preferita, quella dei Genesis. La spiaggia è poco affollata ed il leggero rimescolio del mare non fa altro che lievitare il piacere di un relax sognato per mesi. Ma siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi a fare quest’ultimi ci pensa un amico del paesino natale che si trova in questo momento a circa 150 Km da queste rive. Lo squillo del cellulare sulle note di “Musical Box” è un pugno in pieno stomaco ma come si fa a dire di no al più grande esportatore dell’olio della Sabina?
“Ciao Robbè, so Giacinto…”
“Ciao vecchio milanista, come mai mi rompi le balle a quest’ora, che succede?”
Insomma era successo un guasto all’impianto elettrico, mentre fuori dalla sua rimesse casse e casse di pomodori non aspettavano altro che essere divorati dalle macine che in quel momento però erano ferme per mancanza di materia prima e cioè l’elettricità.
“Solo tu mi puoi salvare…non è che potresti venire a darci un occhiata?”
L’occhiata me la lanciò mia moglie, donna dalle orecchie finissime e dal saper vedere un palmo più in là del suo naso. Ma siccome oltre che donna è anche femmina, in previsione della prossima spremitura e soppesando il nostro fabbisogno annuale di olio d’oliva ha tirato fuori un sorriso a 32 denti e mi ha detto:
“Beh…che stai a fare ancora lì? Guarda di cosa a bisogno quel povero Cristo…” come dire muoviti senza fiatare, monta in macchina e torna al paese. Se da una parte il ragionamento filava dall’altra parte c’erano anche 150 Km da farsi alle 2 e sotto il sole ma quando la ragion di stato chiama cosa volete fare?
“Obbedisco” ho risposto e sono partito verso le dolci colline della Sabina.
Alle 17 e 30 tutto era stato risolto con piena soddisfazione di Giacinto e soprattutto con quella di mia moglie per la quale aver fatto contento il nostro fornitore personale di olio d’oliva era stato un passo importante verso un autunno che i mass media hanno già definito irto di rincari a destra e a manca per non parlare delle spese scolastiche, ecc.
Riusciamo fuori dalla cantina e mi accorgo che il sole che mi aveva accompagnato fino al mio arrivo aveva lasciato il posto ad un cielo nero e sempre più color cenere. Un cielo che raramente si vede dalle parti nostre se non in momenti atmosferici degni di nota. Le macchine fotografiche già scalpitavano e non ci volle molto ad accontentarle e così nel giro di nemmeno un quarto d’ora si assistette ad uno spettacolo che valeva ogni prezzo del biglietto. Al termine dell’evento per il quale si sono scomodati oltre ai venti anche la grandine, i lampi e i tuoni mi sono accorto di aver bruciato un rullino intero. Mi dissi: ” beh…il più lo abbiamo fatto!” ed invece il bello doveva ancora venire prechè una volta passata la bufera…diciamo un Katrina in formato lillipuziano, il cielo sulle nostre teste è rimasto sempre un po’ brumoso ma all’orizzonte da quella piccola striscia di sereno tra la campagna ed il cielo che ci faceva capire che a 30 Km di distanza verso il mare splendeva il sole si scatenò un’autentica lite tra la terra ed il cielo a suon di lampi mentre il sole assisteva immobile occhieggiando da quella flebile fessura. Che devo dirvi: vedere saettare fulmini di rara bellezza davanti al sole è stata la prima volta per me, non avevo più foto ma il ricordo rimarrà sempre stampato nella mia memoria.
Di tutto questo devo ringraziare un condensatore bruciato ma anche se per i lampi davanti al disco solare ci sarà un’altra occasione chissà fra quanto per il momento la fornitura d’olio per quest’anno è salva e la moglie è contenta.
Come dire la botte piena e la moglie ubriaca…o no?