L’uragano Adrian ha causato devastazioni e caos giovedì 19 maggio sulla costa di El Salvador, affacciata sul Pacifico. Questo primo ciclone tropicale della stagione ha colpito con violenza il paese, causando numerose interruzioni alle linee elettriche e obbligando alla evacuazione di oltre 14.000 persone. Il ciclone ha colpito la linea di costa presso la località balneare di Puerto La Libertad, non lontana dalla capitale San Salvador, costringendo le autorità a dichiarare lo stato di emergenza. Puerto La Libertad è stata evacuata e le sue strade deserte sono state inondate. L’evacuazione è stata difficile perché i cittadini non volevano abbandonare le case alla mercè di eventuali atti di sciacallaggio. E’intervenuto anche il presidente del paese, lanciando un appello tramite i media, affermando “Comprendiamo che i cittadini temano per i loro beni, ma le vite sono più importanti di ogni altra cosa”. Non risultano per fortuna vittime dirette della tempesta.
Adrian si è abbattuto su El Salvador con venti sostenuti a quasi 80 miglia orarie, spostandosi verso nordest a circa 9 miglia orarie. Toccando terra si è subito leggermente indebolito, retrocedendo rapidamente a tempesta tropicale, con venti sostenuti a 65 miglia orarie e pressione centrale di 994 hpa. Adrian è poi ritornato in mare sul lato caraibico del Centro America, ulteriormente degradato a depressione tropicale nel transito sul territorio dell’Honduras. Uragani con questa traiettoria sono insoliti per il paese. Generalmente gli uragani caraibici raggiungono il paese indeboliti dopo essere passati attraverso l’Honduras, mentre quelli che si formano sul Pacifico procedono in direzione nordovest, rimanendo in mare aperto e toccando eventualmente terra più a nord, sul Messico. Si ricordano comunque, sia a El Salvador che soprattutto nel vicino Honduras, le terribili devastazioni procurate nel 1998 dal passaggio dell’uragano caraibico Mitch, che uccise almeno 9000 persone in America Centrale.
Chicchi di grandine del diametro di grosse monete sono caduti durante una tempesta che ha colpito Hickory, in North Carolina (USA orientali), lo scorso giovedì pomeriggio. Un forte temporale ha infatti colpito la regione, con accumuli pluviometrici tra 25 e 75 mm. Il maltempo ha causato vari incidenti stradali, interruzioni di corrente e locali inondazioni, ma non sono stati segnalati feriti. In 2 ore decine di chiamate sono giunte alla locale stazione dei Vigili del Fuoco.
L’intero Cile ha seguito con angoscia la drammatica situazione provocata giovedì da una tempesta di vento e neve abbattutasi, nella regione andina di Antuco, oltre 500 chilometri al sud di Santiago, su 433 soldati che si stavano addestrando. Venerdì il bilancio della tragedia era di cinque morti per congelamento, ma di altri 47 soldati non si avevano notizie. “Le pattuglie di soccorso che perlustrano la zona hanno avvistato delle tende”, ha reso noto venerdì il ministro della difesa, Jaime Ravinet, precisando che, per ora, a causa delle inclementi condizioni climatiche, è stato impossibile utilizzare gli elicotteri. Ha poi aggiunto “Le ricerche vengono effettuate con carri cingolati che possono muoversi nelle neve”. Ravinet ha informato inoltre che si stava tentando di raggiungere il luogo dove presumibilmente potevano trovarsi i soldati dispersi. A tale scopo un’imbarcazione stava risalendo la Laguna del Laja, situata nella zona alta della Cordigliera delle Ande. Sabato il bilancio aggiornato del numero delle vittime è salito a 46. La vicenda è stata riportata anche dai principali telegiornali della televisione italiana.
Una violenta tempesta ha colpito Brisbane, nel Queensland (Australia) lo scorso mercoledì notte. La grandine è caduta sulla città e le zone circostanti e molte sono state le interruzioni di energia elettrica. Molti danni sono venuti anche a causa delle inondazioni. Anche uno studio televisivo è stato invaso dalle acque, dovendo interrompere le trasmissioni.
Sabato 21 maggio, le popolazioni alluvionate di Matata, nell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, hanno apprezzato molto il tempo finalmente buono, che ha aiutato nelle operazioni di “pulizia” delle loro case e attività, dopo l’alluvione di metà settimana. Nella città 20 sono state le case distrutte e una cinquantina quelle che hanno avuto danni molto seri. Il miglioramento delle condizioni atmosferiche ha comunque permesso a molti residenti, alloggiati per alcuni giorni in ricoveri di fortuna, di rientrare nelle loro case. Notevoli i danni anche nell’area di Tauranga, dove almeno 300 persone hanno già fatto domanda per accedere ai fondi per la ricostruzione per i gravi danni subiti in seguito all’alluvione, danni che da lunedì le autorità competenti alla erogazione dei fondi stessi inizieranno a valutare. Si prevede che il numero delle richieste di accesso al fondo salga a circa 500.
La terribile cappa di calore sul Pakistan e l’India non accenna ad attenuarsi. Giovedì 19 maggio massime di 48,0°C a Pad Idan (venerdì la temperatura massima è poi stata appena più bassa, superando comunque i 47°C) e 47,4°C a Nawabshah, in Pakistan. In India, sempre giovedì, 44,9°C a Jharsuguda, 44,7°C a Raipur, 44,6°C a Nagpur.
Non scherza anche il caldo in Niger, dove Agadez ha raggiunto, sempre giovedì 19 maggio, i 46,5°C e la capitale Niamey i 44,5°C.