Ancora una volta, le dinamiche stratosferiche, in modo particolare ripetuti “stratwarming” alle alte latitudini, condizionano pesantemente la circolazione troposferica del Nord Emisfero. Cominciano, però, a manifestarsi anche “forcing” di matrice tropicale d’elevata magnitudine.
Nella media e alta stratosfera, lo “stratwarming” in atto sulla Penisola Scandinava e sul settore atlantico dell’Artico, alimentato da impulsi caldi provenienti dall’Europa occidentale, sta generando un possente anticiclone artico che costringe il vortice polare a migrare sull’alto Oceano Atlantico.
A questa configurazione negli alti piani stratosferici corrisponde, nella bassa stratosfera, lo “split” del VP, in due minimi: il primo situato presso le coste pacifiche della Siberia, il secondo sulla Scandinavia.
Queste dinamiche stratosferiche inducono un ulteriore arretramento e indebolimento del “blocking” nord-atlantico, mentre i vasti e vigorosi “westerlies” in uscita dal Nord America lo tagliano inesorabilmente alla base, demolendolo definitivamente. Questi processi sono favoriti dal moto retrogrado del profondo vortice freddo in quota che dall’Europa nord-orientale migra verso le latitudini più alte dell’Atlantico, portando un’effimera folata d’aria gelida sul Nord Europa.
La tendenza delle figure dinamiche del Nord Emisfero ad arretrare verso ovest, soprattutto a latitudini medio-alte, è assecondata dalla propagazione verso i piani inferiori dell’atmosfera delle anomalie stratosferiche polari, che favoriscono lo sviluppo di correnti orientali intorno al Mar Glaciale Artico.
Anche l’imponente onda planetaria anticiclonica ad ovest dell’America settentrionale tende a traslare verso occidente, portandosi in pieno Oceano Pacifico e sganciandosi dal “forcing” orografico delle Rocky Mountain. Questo promontorio anticiclonico tende così a diventare sempre più instabile.
In parte alimentato da “forcing” di matrice tropicale e, a intermittenza, da fenomeni di risonanza con le altre onde planetarie, dovrebbe portarsi, nel medio-lungo termine, sul settore centrale del Pacifico assumendo una conformazione molto variabile ed uno spiccato carattere pulsante in senso meridiano, con ripetuti “wave break”. Le pulsazioni più eclatanti determineranno “cut-off” anticiclonici nell’Artico, favoriti dalla persistenza di un anomalo anticiclone stratosferico alle alte latitudini.
La preponderanza di blocchi anticiclonici in quota alle alte latitudini del Nord Emisfero è in grado di determinare la delocalizzazione di vasti vortici freddi a latitudini anormalmente basse, ostacolando la normale tendenza primaverile alla moltiplicazione delle grandi onde planetarie.
Persiste quindi la tendenza a sviluppo di pochi ma grandi promontori anticiclonici (generalmente 2) che amplificano i disturbi di matrice tropicale.
“Forcing” d’origine tropicale tendono a manifestarsi soprattutto sul comparto euro-mediterraneo a causa dell’attività tropicale atlantica incrementata da anomalie termiche oceaniche e favorita dal graduale spostamento verso levante della MJO.
L’oscillazione intrastagionale tropicale MJO (“Madden Julian Oscillation”) sembra essersi finalmente sbloccata, dopo una lunga e anomala permanenza in pieno Oceano Pacifico. L’area attiva, che favorisce lo sviluppo di nubi tropicali, sta migrando verso l’America centrale, mentre quella che sopprime i moti convettivi ascensionali si muove verso l’Oceano Indiano orientale, ostacolandovi lo sviluppo di tempeste tropicali.
L’ulteriore spostamento verso est della MJO dovrebbe, nel medio-lungo termine, dare manforte all’anticiclone subtropicale in fase di sviluppo sul Mediterraneo centro-occidentale. Fenomeni di risonanza con l’onda planetaria pacifica, in una circolazione prevalentemente a due grandi onde planetarie (“wave2 pattern”) favorirà la crescita meridiana dell’anticiclone sub-tropicale mediterraneo, dando così luogo allo sviluppo di un gigantesco e persistente anticiclone dinamico esteso a gran parte del continente europeo.
Sempre nel medio-lungo termine, dovrebbe palesarsi una notevole attività ciclonica in quota sull’Asia settentrionale e tra il Nord-America e l’Atlantico occidentale, con iniezioni artiche particolarmente vigorose su Estremo Oriente e Siberia occidentale. Quest’ultime potranno estendersi temporaneamente all’Europa orientale.
Di conseguenza, si assisterà a profonde ciclogenesi sugli USA sud-orientali e in pieno Atlantico, associate a intensi sistemi frontali, pilotati verso il Nord Europa da vigorosi “jet streams” sud-occidentali. Col passare dei giorni, probabilmente, il flusso perturbato atlantico si farà strada verso la Francia e la Penisola Iberica.
I vortici polari dell’Asia settentrionale, alimenteranno un ampio flusso perturbato occidentale che investirà soprattutto le latitudini medie e sub-tropicali asiatiche, con ondate di maltempo particolarmente intense su Giappone e Cina sud-orientale. Rilevanti fenomeni perturbati dovrebbero anche investire Turchia orientale, Iran orientale, Afghanistan, regioni montuose ad est dell’Uzbekistan (Pamir, Kirgizstan) e Pakistan settentrionale.
L’Italia, venendosi a trovare nel punto di saldatura tra un anticiclone sub-tropicale afro-mediterraneo e una potente onda planetaria quasi stazionaria sul continente europeo, godrà di un lungo periodo di tempo prevalentemente soleggiato. Alla luce degli ultimi aggiornamenti del modello GFS, la situazione potrebbe rimanere quasi immutata almeno sino agli ultimi giorni di questo mese.
Il graduale riscaldamento dei bassi strati atmosferici, dapprima ostacolato dalle anomalie termiche negative superficiali del “mare nostrum”, che conserva il ricordo dei freddi giorni passati, potrebbe portare un alito di caldo quasi estivo soprattutto nel lungo termine, in modo particolare nelle pianure interne.
In conclusione, nel giro di pochi giorni, passeremo dall’inverno all’estate!