Già dalla giornata dell’8 di dicembre si assisterà ad una graduale diminuzione dei valori termici che progressivamente si faranno sempre più rigidi nei giorni a seguire. Il culmine di questa avvezione gelida sembra aver luogo intorno il 12/14 del c.m.
Cosa attenderci?
Possiamo distinguere due fasi: una prima (8/10 c.m.) con temperature non rigidissime e precipitazioni relegate solo sulla parte centro settentrionale dell’Appennino a quote intorno i 700/800 mt. Probabile coinvolgimento anche del settore di nord est, per il giorno 9, con quota neve localmente anche in pianura. La seconda fase si presenta molto più “cruda”, ma con una percentuale di precipitazioni e relativa loro distribuzione molto più localizzate.
Vista la direzione delle correnti in futuro ingresso, e data la formazione di una depressione sul medio Tirreno, in graduale spostamento verso il nostro meridione, si dovrebbe aprire un varco, con correnti molto tese da NE, favorevole ad un imbrigliamento orografico a levante. L’Appennino sarà in grado di raccogliere questo torrente gelido (effetto STAU) e favorire la formazione di ammassi nuvolosi, in rotazione antioraria verso sud est, portando neve anche sulle zone costiere o immediatamente rivierasche delle regioni adriatiche. Purtroppo, tranne il medio e basso Tirreno, credo che le regioni di ponete vedranno poche precipitazioni e saranno più che altro interessate da forti correnti nord orientali non particolarmente umide. Si potrebbero, inoltre, manifestare delle nevicate (quote 300/400 mt) anche sulla Campania e Puglia settentrionale
Questa mi sembra una prima proiezione , vista nelle grandi linee; tuttavia , tranne che per la prima fase sopra descritta, dovremmo ritornare su tale evoluzione per definirne meglio i contorni; poiché il modello in questione, JMA, rappresenta l’emissione numerica che rimarca di più l’avvezione fredda.