Il mese di dicembre, figlio dell’eterno Anticiclone, volge al termine. Sono stati 30 giorni di assoluta monotonia atmosferica: il gelo è rimasto confinato sul Circolo Polare Artico a causa di un Vortice Polare indiavolato, mentre le medie latitudini hanno dovuto sopportare un periodo di stabilità anticiclonica senza precedenti.
I cenni di cambiamento sono arrivati negli ultimi giorni e le cause sono state ampiamente discusse in precedenti editoriali. Le rammentiamo rapidamente: un primo disturbo al Vortice Polare innescava l’ulteriore rinforzo del trottolone gelido, ma di contro si preparava una seconda pulsazione calda pronta a destabilizzare l’enorme struttura ciclonica. Questa pulsazione s’è tradotta nell’Anticiclone Scandinavo e nell’ondata di gelo sull’Europa orientale.
Abbiamo ripercorso questi passi perché il concetto di pulsazione calda (o disturbo a carico del Vortice Polare) ci tornerà utile per stilare una linea di tendenza ad ampio raggio. Dopo il passaggio di alcune perturbazioni nord atlantiche, destinate ad apportare piogge e nevicate sui monti, potremmo assistere ad un nuovo temporaneo rinforzo del Vortice. No, non preoccupatevi. L’eventuale rimonta anticiclonica, di origine subtropicale, dovrebbe risolversi nell’arco di qualche giorno.
Sarebbe una rimonta innescata dal trasferimento della porzione più cospicua del Vortice dall’Atlantico verso il comparto euroasiatico. Uno spostamento imputabile ad un terzo, consistente impulso d’aria calda che dal Pacifico dovrebbe trasmettersi, per un meccanismo d’azione-reazione, all’onda anticiclonica oceanica. Che significa? Che l’Alta delle Azzorre, nel corso della seconda decade di gennaio, potrebbe migrare verso nord catapultando aria assai fredda artica sulle nostre regioni. A quel punto subentrerebbero le nevicate a bassa quota che in molti agognano.