L’incisiva saccatura di matrice nord-atlantica è in parte traslata verso levante, consentendo così di liberare gran parte d’Italia dal fronte perturbato che ieri teneva sotto assedio diverse zone della Penisola, in particolare il Nord. L’aria fredda d’origine artica (non particolarmente fredda), a sostegno della saccatura, si è tuffata nel Mediterraneo giungendo sui mari italiani e portando così un cambiamento termico piuttosto rilevante rispetto alla giornata.
Rammentiamo che il pesante maltempo avuto ieri si è accompagnato a correnti sciroccali piuttosto miti, le quali sono state peraltro causa di repentini aumenti del livello delle nevicate, nella fase più “cattiva” delle precipitazioni. Così, in certe località alpine di media altitudine, come ad esempio Cortina d’Ampezzo, si è partiti con la neve e poi è caduta la neve, ma poi l’ingresso d’aria più fredda nella parte posteriore della perturbazione ha riportato i fiocchi bianchi.
Come si può intravedere sull’immagine del Satellite, la parte principale della vasta perturbazione è riuscita a portarsi all’estremo Sud, ove ancora questa mattina insistevano sostenute correnti sciroccali, che hanno portato valori prossimi ai 20 gradi in qualche sparuta località della Puglia, della Calabria e della Sicilia Orientale. Il movimento verso levante della perturbazione, pur rallentato dalla presenza di un muro anticiclonico proteso dal Mediterraneo Orientale a parte dell’Est Europa, sta consentendo fin d’ora l’ingresso di più freschi venti di Libeccio anche sulle estreme aree meridionali ioniche.
Il resto d’Italia è stato interessato in pieno dall’ingresso d’aria più fredda dalla Francia, specialmente alle altezze superiori dell’atmosfera. Quest’intrusione fredda ha provocato vivace instabilità, più rilevante sulle aree tirreniche centro-meridionali e sulle Isole Maggiori ove continuano a proliferare diverse celle temporalesche. Non sono mancati frequenti rovesci grandinigeni, peraltro anche in Toscana e sulla pianura veneta.
La neve è intanto giunta sull’Appennino Centro-Settentrionale fino a quote prossime ai 1000 metri, seppur non con la stessa abbondanza di quanto avvenuto sulle Alpi. I fiocchi di neve hanno continuano a cadere a larghe falde sulla catena alpina orientale, a quote ben più basse di ieri, ma tuttavia in genere non al di sotto dei 1000 metri d’altezza. In genere, nelle ultime 24-36 ore gran parte dei comprensori alpini centro-orientali hanno ricevuto consistenti apporti nevosi, con punte di 130-150 centimetri a quote variabili fra i 1500 metri ed i 2000 metri: una vera manna dal cielo, preziosissima per l’imminente inizio della stagione sciistica e, in prospettiva, anche per la vita degli stessi ghiacciai e delle falde acquifere.
Un miglioramento si sta intanto proponendo da ovest e ne hanno già beneficiato le nostre regioni di Nord-Ovest, con ampie aperture del cielo. Un cuneo anticiclonico si frappone fra la perturbazione appena passata sul nostro Paese e quella minacciosa che si intravede all’assalto delle coste atlantiche europee. Non è certo un mistero che anche la nuova perturbazione riuscirà facilmente ad erodere il debole promontorio anticiclonico che si è attualmente proteso dal Mediterraneo Occidentale alla Norvegia, pertanto già da giovedì saremo alle prese con gli effetti della nuova perturbazione.