Un nuovo ciclone tropicale ha preso vita nell’Oceano Indiano Meridionale giovedì scorso. A fine giornata, esso, ancora senza nome (sigla 6S) era centrato 745 miglia a ovest-nordovest delle remote isole Cocos, o Keeling, appartenenti all’Australia. La tempesta, accompagnata da venti sostenuti sulle 40 miglia orarie, si muoveva verso sud a 9 miglia orarie. Le previsioni ne indicavano un rinforzo, con spostamento verso sudovest in mare aperto.
Venerdì 24, nel pomeriggio (ora GMT) la tempesta era centrata a 10,7°S 4,6°E, circa 860 miglia a est-sudest di Diego Garcia. Il vento sostenuto raggiungeva le 50 miglia orarie, con raffiche a 60 miglia, mentre la tempesta continuava a spostarsi verso sudovest, stessa direttrice di spostamento prevista per il giorno di Natale, rinforzando ulteriormente.
Ma è il giorno di Natale che il ciclone, nel frattempo battezzato Chambo, si è rinforzato rapidamente, raggiungendo in poche ore la categoria 2. Alle 18 GMT del 25 infatti, Chambo era accompagnato da venti sostenuti fino a 90 nodi (raffiche a 110), centrato a 14,4°S 80,6°E, con pressione centrale 954 hpa (e onde alte oltre 8 metri), continuando a muoversi verso sudovest e a rinforzare, sempre muovendosi in mare aperto. Per le 18 GMT di Santo Stefano essa dovrebbe essere centrata a 17,2°S 78,6°E, con venti sostenuti fino a 100 nodi e raffiche a 125 nodi (categoria 3), per poi iniziare lentamente a indebolirsi. Muovendosi in mare aperto, Chambo tuttavia, fatta salva la ovvia interferenza con la navigazione nell’area, non provocherà danni, contrariamente alla catastrofica onda di maremoto sviluppatasi nella parte nord dello stesso Oceano Indiano, a causa di un fortissimo terremoto al largo della parte nord di Sumatra.
Secondo il bollettino emesso a Natale, per le 18 GMT del 27, Chambo dovrebbe trovarsi a 19,3°S 76,9°E, con venti sostenuti a 90 nodi e raffiche a 110, sempre in mare aperto, molto lontana da Mauritius.