Di recente abbiamo evidenziato il trend di arretramento inarrestabile negli ultimi decenni della neve perenni sull’Italia ed in modo particolare sulle Alpi: concentrando l’attenzione sul contesto attuale, la sofferenza dei ghiacciai patita nell’ultima estate è stata esaltata principalmente dalla penuria di precipitazioni e dal caldo fuori stagione della scorsa primavera, se si considera che proprio il periodo estivo è stato caratterizzato da un contesto a tratti fresco ed instabile, soprattutto fra giugno e luglio, che ha consentito di limitare in parte i danni derivanti dall’andamento meteo precedente.
La crisi dei ghiacciai parte da lontano, ma ben sappiamo come un periodo anche relativamente breve, ma continuo, di forti anomalie climatiche può rappresentare un problema: e dire che la scorsa stagione invernale aveva debutto benissimo, con importanti nevicate e freddo frequente nel dicembre 2010. La situazione è poi mutata con l’avvio del nuovo anno, inizialmente con forti sbalzi termici che hanno spesso reso instabile il manto nevoso, mentre ad inizio febbraio sono iniziate le prime fiammate di caldo che hanno preceduto le fortissime anomalie termiche di marzo, quando c’è stato il precoce avvento della primavera. Nella prima decade di aprile, a completare un quadro terribile, si sono avuti valori di temperature degni di ondate di caldo di piena estate in alta quota.
Lo scenario non è poi migliorato nemmeno in prossimità dell’estate, prima di arrivare alla normalità estiva che ha consentito di tirare un piccolo sospiro di sollievo. Le ultime settimane, ormai da fine agosto, hanno di nuovo invertito la piccola tendenza di una prima parte d’estate favorevole e purtroppo quest’autunno, a parte la parentesi di 10 giorni fa, sta presentando una cornice davvero terribile per le montagne alpine. Il caldo duraturo, tipicamente estivo, che si prospetta per i prossimi giorni potrebbe risultare un’ulteriore pesantissima mazzata per lo stato di salute critico dei ghiacciai.
I ghiacciai, per sopravvivere, necessitano di abbondanti nevicate nelle stagioni intermedie e non solo di estati non eccessivamente dominate dall’anticiclone africano. Se il prosieguo di quest’autunno dovesse presentarsi ancora con periodi secchi e molto miti, il danno per i ghiacciai potrebbe davvero risultare duro da colmare, in quanto verrebbe a mancare l’inizio della ricrescita e degli apporti nevosi che dovrebbero caratterizzare la norma di questo periodo. A poco servirebbe a quel punto un inverno nevoso, se un autunno troppo caldo e con poche precipitazioni dovesse stravolgere il normale ciclo stagionale dei ghiacciai.