La pioggia di venerdì 16 maggio ha un po’ alleviato i disagi delle popolazioni della provincia argentina del Chubut, alle prese con le ceneri vulcaniche emesse dal vulcano Chaiten, in eruzione dal 2 maggio scorso, ma ha messo a rischio quasi due milioni di ovini (sui 4,5 milioni di capi presenti nell’intera provincia), per il formarsi di una sorta di “pasta” con la polvere vulcanica sui vasti pascoli. Per questo stesso motivo 120.000 bovini sono stati macellati, secondo fonti ufficali.
A Esquel, la città argentina più vicina al vulcano, nell’estremo ovest del Chubut, la pioggia è stata accolta con sollievo, avendo ridotto di molto la polvere, e molti sono usciti dalle loro case con pale per togliere la cenere impastata con l’acqua accumulatasi nei giardini, le strade e i marciapiedi. 34 millimetri di pioggia sono caduti su Esquel tra le 6 GMT di venerdì e la stessa ora di sabato.
Il Servicio Meteorologico Nacional argentino ha previsto che almeno fino all’inizio della settimane prossima in Chubut, ma anche nel sud delle province di Neuquen e Rio Negro, vi saranno precipitazioni copiose. Nella parte andina, sono attese forti nevicate con venti occidentali.
L’attività del Chaiten intanto continua e anzi si mantiene sempre intensa, per cui gli abitanti di Futaleufu, evacuati frettolosamente all’inizio dell’eruzione, ancora non possono rientrare al paese neppure temporaneamente, magari per il tempo necessario a raccogliere oggetti di prima necessità.
Il Chaiten, dal 2 maggio a oggi, non ha mai interrotto la sua attività, che ha avuto un secondo intenso picco il giorno 6. Il governatore del Chubut, Mario Das Neves, ha dichiarato tuttavia che c’è maggiore ottimismo riguardo al rischio, paventato nei giorni scorsi, di un “collasso finale” del vulcano, con relativa distruttiva nube piroclastica.
Le piogge di venerdì, sul versante cileno, hanno causato l’inondazione nella cittadina di Chaiten (omonima del vulcano), allagata per oltre il 90% dalle acque fangose del Rio Blanco, anche e forse soprattutto a causa del fatto che dalle montagne, per la presenza della cenere, sono scese colate di fanghiglia e che il normale scorrimento delle acque è stato ostacolato dal fatto che le stesse si sono impastate con le ceneri anche nei letti dei fiumi e dei torrenti. I danni nel paese sono importanti, ovviamente non vi sono conseguenze in termini di perdite umane, essendo il paese completamente evacuato da giorni. Si tratta di un fenomeno simile ai tristemente famosi “lahar” delle Filippine, che tante vittime hanno causato nelle grandi eruzioni avvenute in quel paese.
Il governo cileno ha deciso di considerare l’area di Chaiten “zona chiusa”, interdicendone l’accesso agli abitanti e a tutti i non specificatamente autorizzati, per almeno tre mesi.