L’Inverno si appresta a salire seriamente alla ribalta: dopo la prima rasoiata fredda che sta solo lambendo parte del nostro Paese, lo scenario precipiterà rapidamente verso condizioni meteo molto rigide nella prossima settimana. Il lago gelido in consolidamento sul comparto balcanico-danubiano strizzerà infatti l’occhio all’Italia, espandendosi a macchia d’olio tramite le rigide correnti nord-orientali (evoluzione “simil-Burian”).
Puntando lo sguardo a quel che potrà accadere nel seguito, emergono segnali favorevoli ad una prosecuzione, se non accentuazione, della fase rigida invernale su gran parte del Vecchio Continente. Da cosa ricaviamo queste enormi potenzialità di questo periodo invernale dicembrino? Non tanto dall’osservazione delle emissioni modellistiche, inevitabilmente molto ballerine, quanto nell’osservazione dell’indice AO (Arctic Oscillation), quello che misura lo stato di salute del Vortice Polare attraverso le stime delle differenze di pressione tra il Circolo Polare Artico e le medie latitudini.
Ebbene, sembra molto probabile che ci avvieremo verso una fase di autentico crollo dell’indice verso valori fortemente negativi, indizio della probabile affermazione in sede artica di un forte anticiclone di natura termica. Si conferma così un trend di lungo periodo con l’indice Arctic Oscillation frequentemente orientato verso valori negativi, come peraltro accaduto nello scorso inverno così gelido per una gran fetta del Nord Europa.
Che ne sarà del Vortice Polare? Messo probabilmente in grande crisi nella sua dimora naturale, i vari pezzi saranno costretti a scivolare a latitudini più basse. Uno di questi (la porzione solitamente stazionante a nord della Penisola Scandinava) potrebbe portarsi sul cuore dell’Europa, nell’ambito di un affondo meridiano favorito dal blocco della circolazione occidentale atlantica per la contestuale probabile tenuta del blocco anticiclonico.