Il nostro Continente è reduce da una settimana di gelo eccezionale: abbiamo già visto che sono pienamente leciti dei raffronti persino con ondate di gelo storiche del passato, prima fra tutte quelle del 1956. La mappa che vediamo in basso parla da sola: una vasta fetta dell’Europa Centro-Orientale ha risentito di scarti termici dalla norma superiori ai 9-10 gradi. Rammentiamo peraltro che una situazione non così dissimile si era avuta nella settimana precedente (quella a cavallo fra fine gennaio ed inizio febbraio), a conferma dell’eccezionale persistenza prolungata di quest’ondata di gelo di matrice siberiana, derivante dalla prolungata azione di blocco imposta dal ponte di collegamento fra l’anticiclone delle Azzorre e quello siberiano, con asse obliquo favorevole al riversamento del grande gelo in Europa.
Ci sono stati solo alcuni settori estremi della parte occidentale dell’Europa rimasti ai margini del grande gelo: possiamo infatti notare anomalie positive in Irlanda e sui fiordi norvegesi, dove sono giunti sbuffi più temperati atlantici lungo la linea tracciata dall’asse dell’anticiclone atlantico. In Italia è andata solo “leggermente meglio” rispetto ad altre zone d’Europa, con anomalie medie comprese generalmente tra -3 e -7 gradi: questo è accaduto perché il nostro Paese è rimasto a tratti al confine fra le masse d’aria gelide di provenienza nord/orientale e quelle un po’ più miti mediterranee messe in moto dalle depressioni che si sono generate sui mari attorno all’Italia. Non a caso, le precipitazioni (in prevalenza nevose) sono abbondanti proprio sul Sud Italia, ma anche sulle zone sud del comparto balcanico.