Ma avete idea, semmai fosse possibile, di quanta energia servirebbe per deviare un’onda di Rossby? Vien voglia di rispondere in questo modo, assumendo il paradosso come teoria del reale, a quanti danno per assodato che il clima terrestre sia manipolato dall’uomo, mettendo avanti semplificazioni sconcertanti e prive di qualunque fondamento non si dice scientifico, ma razionale addirittura. È vero, in questi giorni la Russia sta soffrendo una calura senza precedenti storici; ma, anche nel caso in questione, non si possono scardinare le categorie del linguaggio, senza rispetto per il loro significato relativo. Parlare di temperature eccezionali o straordinarie è lecito, poiché le serie russe in alcuni casi sono più che secolari: Arcangelo e San Pietroburgo, per esempio, vantano osservazioni meteorologiche dal 1881, Minsk (Bielorussia) dal 1891, Odessa (Ucraina) dal 1894; ma quando i valori sono descritti come ‘apocalittici’ o ‘biblici’, come si è letto in questi giorni, allora la storia viene cancellata a favore della leggenda, dove tutto si può affermare perché nulla necessita di verifica. Se, per ipotesi, si disponesse delle temperature quotidiane di Mosca degli ultimi mille o duemila anni, siamo sicuri che si potrebbe ancora parlare di queste come di temperature straordinarie? Che ne sappiamo se, puta caso nel 483 d.C., oppure nel luglio del 1225, il Bassopiano Sarmatico non sia stato interessato da un anticiclone subtropicale ancor più intenso, con punte massime superiori alle odierne? Nessuna tecnica d’indagine, per quanto raffinata, potrebbe svelarlo, ma la ragionevolezza non solo non esclude la circostanza, anzi, nel gioco delle probabilità, propende per una risposta positiva, con margini sempre più ampi quanto più si dilata l’orizzonte temporale (ultimi diecimila, ultimi centomila anni).
Nessuno può negare che la fase attuale del clima terrestre sia, in genere, più calda di quella vissuta mezzo secolo fa, anche perché numerosi elementi oggettivi lo confermano, a partire dall’arretramento dei ghiacciai alpini. Tuttavia, a fronte dell’espansione continua della calotta polare e dei ghiacciai marini antartici, che non sono una porzione irrilevante sul mappamondo; a fronte delle medie termiche registrate in Groenlandia e negli Stati Uniti centrali, che non raggiungono quelle toccate nel 1920-’40; a fronte del raffreddamento o della stasi di alcune regioni dell’America australe e dell’Australia sud occidentale, è lecito domandarsi se tale riscaldamento possa davvero definirsi globale.
L’insistenza, poi, sulle cause antropiche (o antropogenetiche: in sintesi, la mano dell’uomo) nel cambiamento climatico, sono così labili da lasciare esterrefatti circa l’enfasi con cui vengono propugnate e spacciate per vere. Nessuno sa se la mutazione del clima avvenga secondo schemi ciclici oppure caotici, se dipenda dalla variabilità solare (il modesto minimo che stiamo vivendo è altamente sopravvalutato dagli anti serristi, ultras all’incontrario), da forze intrinseche alla natura terrestre oppure, teoria minoritaria ma affascinante, da componenti extra galattiche. Quel che si può osservare, è l’esaltazione degli scambi meridiani che caratterizza le stagioni, dando luogo a estremi che la componente zonale (il classico anticlone delle Azzorre disteso sul Mediterraneo, per parlar chiaro) limitava o eliminava del tutto. Si torna, così, al punto di partenza, a quella che si potrebbe definire meteorologia di Rossby, che d’estate fa stare al fresco chi vive nel cavo d’onda e arrostisce chi sta dall’altra parte. Tranquilli, però: anche se non si chiamava così, c’era pure nel 483 d.C. e nel luglio 1225, perché la Terra girava anche allora e la forza di Coriolis (altro illustre sconosciuto nei tempi pre moderni) agiva né più, né meno che nel 2010. Così va il mondo, così è sempre andato, e a noi non resta che stare a guardare, senza peccati d’orgoglio e di supponenza, che accecano e allontanano dalla comprensione della verità.