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Italia ancora in una sorta di limbo barico, in attesa che l’Atlantico torni a prendere il sopravvento

di Mauro Meloni
23 Feb 2007 - 18:03
in Senza categoria
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La visuale satellitare mostra le perturbazioni oceaniche farsi progressivamente più presenti sull'Europa nord-occidentale. Sul Mediterraneo centrale insiste una palude barica, con l'insidia più significativa rappresentata dall'evidente ramo occluso invecchiato che giunge fin sulle nostre estreme regionali meridionali, ma che è destinato a perdere importante. Immagine fornita da © Eumetsat
La sinottica a livello Europeo mostra una situazione certamente degna di rilievo e molto didattica, in quanto vi è un persistente conflitto fra varie figure bariche che intendono spartirsi l’intero Continente, favorendo anche una netta di linea di demarcazione termica fra masse d’aria molto fredde in azione sui settori orientali, ed aria più calda ed umida maggiormente presente spostandosi ad ovest, e verso sud sull’area Mediterranea.

Analizzando con attenzione la situazione atmosferica, notiamo anche oggi il Ciclone Atlantico, sorretto dalla forte attività del ramo canadese del Vortice Polare, che ha fatto qualche passo verso levante e si è portato sul Regno Unito, con un passaggio frontale perturbato posizionato fra mare del Nord, Francia settentrionale, Paesi Bassi e Danimarca, ove si segnalano nevicate.

Neve in azione anche sul sud della Norvegia, sempre per l’azione di scorrimento della parte avanzata di questo fronte atlantico in quota lungo lo strato d’aria gelida preesistente.

Resiste, sia pur con fatica, l’Alta Pressione termica appena più ad est, protesa dall’Artico Scandinavo fino al mar Nero, e in tali azione dunque prosegue l’azione del carico d’aria fredda che prima stazionava solamente sull’area centro-orientale della Scandinavia ed il nord della Russia.

Questa figura altopressoria di stampo invernale, nata sulla scia di un forte warming stratosferico in azione su gran parte del centro-nord dell’Europa nelle scorse settimane, ha provato a far cambiare le caratteristiche di un inverno del tutto privo delle sue caratteristiche, riuscendoci solo in parte del nord e dell’est Europeo, tutte zone interessate da pesanti anomalie termiche positive per oltre 2/3 della stagione.

La natura non riuscirà invece a cambiare i destini di fine inverno sull’Europa sud-occidentale e sul Mediterraneo, in quanto le combinazioni bariche non permettono e non permetteranno di pescare aria gelida dal serbatoio formatosi ad oriente. D’altronde da qui alla conclusione dell’inverno meteorologico mancano ormai appena una manciata di giorni.

La situazione attuale nel Mediterraneo vede la presenza di un debole promontorio altopressorio sul settore occidentale, che non è altro che la parziale espansione della cellula d’Alta Pressione relegata sull’Atlantico sub-tropicale, come di norma in questo periodo. E che non mostra segni d’espansione verso E/NE, anche per via dell’impedito della presenza della Depressione Atlantica in intensificazione sull’ovest Europeo.

Sul basso mar Mediterraneo resiste l’azione della goccia fredda posizionata sul mar Libico, e che è in lenta evoluzione verso est. Il fronte occluso invecchiato in quota continua ad essere esteso fin verso le nostre regioni meridionali ioniche, ma senza nessun fenomeno di rilievo, con precipitazioni e temporali relegati al basso Ionio, in mare aperto.

Dunque emerge anche oggi un’Italia stretta nel mezzo delle linee di confine fra varie figure bariche, e da questa situazione si determina una stasi barica contrassegnata da diffusa variabilità. Un ammasso nuvoloso di nubi innocue stratiforme si estende dalla Liguria alla Sardegna, ove si collega al ramo occluso ritornante della Bassa Pressione libica.
Inoltre curiosamente, in queste ore più calde si evidenzia un’attività convettiva nelle aree interne e montuose di tutta la Penisola, collegata al contrasto derivante dalla presenza d’aria debolmente fredda in quota associata a geopotenziali in lieve ribasso (isoterme di -22/-23°C), rispetto all’aria molto più tiepida e umida che permane in stagnazione nei bassi strati.

Non è frequente nel mese di Febbraio una già così vivace attima atmosferica convettiva pseudo-primaverile, ma queste non sono altro che le conseguenze del lungo periodo continuativo di caldo oltre la media, che inevitabilmente ha favorito un accumulo energetico pronto a sprigionarsi già con parziale anticipo

L’evoluzione per il week-end indica un cambiamento meteo significativo per l’avvento delle correnti oceaniche collegate a una struttura Depressionaria in transito sull’Europa centrale, con netto cedimento barico anche sul Mediterraneo.

Questo sblocco che porterà alla rinascita dell’Atlantico sulla nostra Penisola, dopo una breve fase, sarà derivante da un complessivo shift verso est dell’intero scacchiere barico Europeo.

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