Guardare certe proiezioni stagionali fa venire i brividi. Gli americani, ad esempio, hanno stilato scenari meteo climatici per nulla rassicuranti. Gli europei non sono da meno.
Ovvio, poi dipende dalle aree considerate. Diciamo questo, che potrebbe trattarsi di una primavera estremamente vivace, fatta di enormi contrasti termici, alternanza tra bel tempo e forti perturbazioni, consistenti precipitazioni in avvicendamento con periodi di siccità.
Pensandoci bene non è che si stiano stilando scenari chissà quanto estremi. Rifletteteci, la primavera è una delle due stagioni di transizione, una di quelle due stagioni durante le quali è possibile osservare i rimasugli della precedenti e gli accenni dell’imminente (nel caso della primavera i rimasugli dell’inverno e successivamente i primi cenni d’Estate).
A questo punto vi starete chiedendo, perché preoccuparsi quindi? Giusto quesito, giusta osservazione. Diciamo questo, che per come si stanno mettendo le cose forse forse un fio di preoccupazione c’è. Prendete l’Alta Pressione dei prossimi giorni. Se confermata potrebbe far scaturire anomalie termiche enormi e anomalie termiche positive significa semplicemente tanta energia potenziale.
Energia che, al minimo accenno perturbato o ancor peggio al minimo rigurgito invernale potrebbe esplodere come una bomba. La preoccupazione sta proprio qui, nei contrasti termici eventualmente “monstre”.
Temporali, grandinate, inondazioni lampo, trombe d’aria. Elementi che stiamo imparando a conoscere fin troppo bene e che potrebbero ripresentarsi senza il minimo preavviso. Alcune proiezioni dicono proprio questo, che i fenomeni potrebbero essere troppo abbondanti. Ma non come l’anno scorso, distribuiti nel tempo, quest’anno potrebbe riproporsi una pericolosa alternanza.
Non sono congetture, sia chiaro. Sono proiezioni basate su elementi concreti, su alcune dinamiche atmosferiche che sembrano propendere nella direzione descritta. Se poi non sarà così meglio per tutti, se poi sarà una primavera “normale” saremo tutti contenti. Il problema è che il concetto di normalità, negli ultimi decenni, non è più quello di una volta.