Il maltempo, nella giornata di ieri, 3 Dicembre, ha imperversato sul settore di ponente, grazie ad una azione pervicace del Libeccio che, con il passare delle ore, ha lasciato il passo ad una più fresca azione di Maestrale, con contributo da ENE nelle zone interne.
In questa condizione, ben osservata da chi vi scrive nel Basso Lazio, si sono creati i presupposti per una attività temporalesca turbolenta e ricca di energia, come hanno evidenziato le continue scariche elettriche avutesi.
Con buone probabilità si è evoluta una Dry-line, indice di grande instabilità e passaggio di aria secca, evidenziata dalle fulminazioni di colore biancastro presenti quando si abbassa l’umidità.
Assieme ai fulmini, vi sono stati i lampi che hanno illuminato le nubi sino alle sommità dei Cb, propagandosi dalla base (caricata negativamente) sino alla zona culminale (caricata positivamente).
Quest’oggi il passaggio freddo ha repentinamente cambiato lo scenario sul versante tirrenico, liberato in gran parte dalle nubi dalla fresca e prepotente condotta del Mistral; la stessa azione eolica, per effetto stau, produce una discreta nuvolosità sui settori occidentali della Sardegna e della Corsica e, in modo più intenso, sul Cilento, scendendo sin verso lo Stretto e le coste sicule.
Dal satellite si nota un fiorire di Cb che tra Calabria e Sicilia danno vita ad intense precipitazione le quali, unite all’abbassamento termico in quota, fanno precipitare le neve sino a quote prossime i 1000/1200m tra Sila ed Aspromonte.
Sul settore adriatico si nota la formazione di una grossa banda nuvolosa per azione frontale che, dalla curvatura ciclonica, sembrerebbe assumere i connotati del Comma. Altri Cb si notano sul settore jonico (vedi Basilicata).
Instabilità è precipitazioni al sud peninsulare sino in serata, con diminuzione graduale dei fenomeni.
L’azione perturbata è già attiva tra Abruzzo-Molise-Gargano, seppur non in modo omogeneo; nelle prossime ore si muoveranno e formeranno cumulonembi anche presso le coste più meridionali della Puglia. Neve nelle zone interne dell’Appennino.