C’era da aspettarselo. L’escalation termica della scorsa settimana ha fornito quel carburante necessario alla formazione delle prime consistenti celle temporalesche. Fenomeni da considerarsi assolutamente normali nel mese di Marzo, un mese contrassegnato sovente dallo scontro tra masse d’aria diametralmente opposte. Forse un po’ in anticipo rispetto ai tempi, abbiamo avuto dei temporali nelle Isole e nelle regioni Meridionali. Prima ancora si verificarono addirittura in alcune zone del Nordest, confermando il cambio stagionale alle porte.
Ma qual’è stata la causa scatenante? Nonostante la mancanza di scambi meridiani vigorosi, il clima temperato dei giorni scorsi ha accumulato tanta aria mite lungo tutta la colonna d’aria. E’ bastato qualche spiffero d’aria fresca – rammentiamo che l’aria fredda è più pesante e si deposita più facilmente in prossimità del suolo – per far sì che si accendesse la miccia. Altro ingrediente fondamentale a corredo delle manifestazioni temporalesche e l’umidità dell’aria, la cui crescita è spesso implementata dallo stazionamento in loco di coriacee figure anticicloniche.
La configurazione barica della scorsa settimana aveva tutto il necessario per far sì che venisse innescato il fenomeno: aria mite e alti tassi di umidità. Gli spifferi d’aria fresca provenienti dall’Atlantico, da ovest quindi, hanno provocato la genesi di intensi temporali fin dalla giornata di domenica. La prima regione ad essere penalizzata è stata la Sardegna, in particolare la parte sud occidentale. L’Iglesiente, in mattinata, è stata colpita da celle temporalesche talmente intense da accompagnarsi addirittura ad alcune furiose grandinate.
Altri temporali si sviluppavano nel Tirreno centrale, progredendo in direzione est ma non riuscendo a raggiungere le coste laziali. Ancora, altre celle si formavano a due passi dalla Sicilia e stamane si osservavano numerosi temporali su gran parte del Mar Ionio. Gli scrosci di pioggia, localmente intensi, hanno coinvolto alcuni tratti costieri della Sicilia orientale, della Calabria ionica e il Salento.
Rammentiamo che la nube temporalesca, quella che in gergo viene definita “cumulonembo”, trae origine dalla repentina risalita dell’aria calda dalla superficie verso le alte quote. Il vapore acqueo contenuto al suo interno condensa sino alla saturazione e va a formare le classiche nubi torreggianti. All’interno delle nubi vi sono dei moti ascensionali particolarmente violenti e altrettante turbolenze, cosicché le gocce d’acqua possono unirsi dando luogo alla pioggia o alla formazione dei chicchi di grandine.