Se i meteorologi statunitensi si lanciano in previsioni natalizie – manca circa un mese – sono bravi. Anzi, eccezionali. E perché se il Met Office (servizio meteorologico britannico) dice che l’inverno anglosassone sarà piovosissimo, tempestoso e poi freddo, nessuno storce il naso? Beh, forse perché la cultura meteorologica che c’è al di fuori dell’Italia è diversa.
Il nostro Paese, diciamolo, è un Paese di criticoni, del “so tutto io”, dell’invidia. Non è giusto far di tutta l’erba un fascio, questo è ovvio, ma dopo anni ed anni di esperienza nel settore ci stupiamo ancora delle critiche – ancor peggio degli insulti – che piovono non appena si sbaglia una previsione. Figuriamoci quando, pur basandoci su studi scientifici rigorosi, proviamo a delineare tendenze stagionali. Si scatena il putiferio.
Ma sapete cos’è che ci fa andare avanti? La passione, in primis, e la consapevolezza che culturalmente cresceremo tutti insieme. Anche nella meteorologia. Arriverà un giorno, forse vicino forse lontano, nel quale si capirà che la meteorologia è una scienza inesatta. Si capirà che l’errore fa parte del gioco e che una previsione, fin dagli albori, non potrà mai essere infallibile al 100%. Ecco, se capiremo questo la cultura meteorologica italiana non potrà che beneficiarne.