Seguire ogni singolo aggiornamento modellistico, in questo periodo, ha poco senso. E’ bene concentrarsi sull’insieme delle interpolazioni perché soltanto così si può intuire quella che potrebbe essere l’evoluzione meteo climatica stagionale.
Partiamo da un presupposto: il Vortice Polare ha evidenziato alcune interessanti anomalie. L’esordio non è stato dei migliori, fin dagli albori si dimostrava facilmente attaccabile dal basso. Poi però, eravamo a novembre, è stato in grado di imprimere un’accelerazione inaspettata quanto violenta, al punto che ha raggiunto picchi che per quel periodo non si vedevano da oltre 40 anni.
Dopodiché è ripreso il declino. Un declino innescato dalle onde di pressione – e conseguenti riscaldamenti – proveniente dalla troposfera. Perché non bisogna scordarsi un elemento a nostro avviso imprescindibile: tutto parte dalla troposfera, ovvero dallo strato atmosferico prossimo al suolo. Le cosiddette onde emisferiche – la nomenclatura ufficiale ne riporta 3 – hanno agito con costanza e gli effetti si sono visti. Se novembre è stato così movimentato lo si deve anche e soprattutto al fatto che il Vortice Polare è stato disturbato.
Disturbi che proseguono e che stanno portando alla dislocazione del Vortice sul comparto euroasiatico. Tale dislocazione, ad opera prevalentemente della cosiddetta “wave 1” (l’onda di pressione del Pacifico), potrebbe sfociare in una particolare configurazione invernale a cavallo tra metà dicembre e l’ultima decade mensile. Per farla breve, potrebbe formarsi un’Anticiclone scandinavo e il freddo artico potrebbe scivolare con irruenza verso latitudini temperate. A seconda della traiettoria potrebbe giungere fin sul Mediterraneo.
Tale ipotesi è stata contemplata anche dai modelli deterministici, ma non è di così facile realizzazione. Più facile che si inneschi una circolazione di tipo polare destinata a portarci rapidi impulsi d’aria fredda. Fredda, non freddissima.
Dopodiché il Vortice Polare dovrebbe riaccorparsi, riposizionandosi sul Polo Nord. Attenzione però, perché per ripresentarsi tonico e nella propria sede dovrà spenderà parecchia energia e nel mentre dovrebbero continuare gli assalti dal basso. A quel punto si andrà a creare un fragilissimo equilbrio termodinamico che potrebbe aprire le porte a due soluzioni: la prima, un Vortice Polare capace di condizionare negativamente la stagione invernale, la seconda, un Vortice Polare allo sbando al punto da non poter escludere addirittura la sua rottura. In quest’ultimo caso ecco che l’Inverno potrebbe cambiar rotta, dirigendosi verso quegli inverni “old style” che non vediamo da tempo.
Quindi, ricapitolando, la partita invernale si sta giocando ora. Continueremo a seguire con estrema attenzione ciò che accadrà da qui a un paio di settimana, un periodo che dovrebbe risultare sufficiente per farsi un’idea più precisa su quello che sarà l’inverno 2019-2020.