Varie zone della Grecia, attorno Atene, sono ancora immensi bracieri, lo scenario è surreale. Gli incendi continuano a bruciare, anche se pian piano l’emergenza tende a rientrare dopo il disastro, grazie anche all’eccezionale dispiegamento di forze per lo spegnimento dei roghi più preoccupanti.
Mati e Rafina restano le località in assoluto più colpite, cittadine che distano circa 20/30 chilometri da Atene, dove almeno 1500 case sono state distrutte e divorate dalle fiamme, senza lasciare purtroppo scampo a decine di persone. Parti dei paesi sono stati letteralmente rasi al suolo.
Le vittime accertate restano per ora 79, ma è in corso la ricerca di decine di dispersi e pertanto si teme che il bilancio finale possa salire a più di 100 morti. A questi vanno aggiunti 500 feriti, di cui alcuni gravi anche fra i bambini.
Sono arrivati aiuti da tutta Europa, fra aerei, volontari, autopompe e soldi. Anche l’Italia ha fatto la sua parte, inviando due canadair della nostra flotta, nonostante il rischio incendi da fronteggiare anche sul nostro Paese. Persino la Turchia si è mossa in aiuto della Grecia, nonostante i rapporti non idilliaci.
Atene è stata raggiunta dal fumo denso, che ha reso l’aria irrespirabile e il cielo come fosse infuocato. Il capo del governo greco, Tsipras, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale, annunciando misure straordinarie, fra cui 20 milioni di euro di fondi per rispondere alle esigenze immediate.
In Grecia è anche montata la polemica per il taglio delle risorse all’antincendio. La causa degli incendi è di natura dolosa. Addirittura, tra le ipotesi lanciate dai media locali, si teme che i piromani siano entrati in azione per saccheggiare le case abbandonate dai turisti o per motivi di speculazione edilizia.
In queste ore è stata rafforzata la vigilanza soprattutto contro lo sciacallaggio nelle zone colpite, dispiegando 19 pattuglie miste di polizia, vigili del fuoco e forze armate. Sono stati arrestati quattro sciacalli, sorpresi all’interno di un’abitazione abbandonata per le fiamme.