Il primo Febbraio 1956, il freddo andò intensificandosi su parte della nostra Penisola e sull’intero Continente Europeo. Bora a 130 km/h a Trieste, con temperatura di -8°C. Neve su tutta l’Emilia Romagna e sul Meridione. Iniziava così la fase dal meteo avverso, con condizioni invernali proibitive.
L’INTERO CONTINENTE EUROPEO INVESTITO DA UN’ONDATA DI GELO ECCEZIONALE: al suolo dominava incontrastato il dominio anticiclonico scandinavo, con una cellula di 1045 hPa, che si ricollega ad un’altra di 1040 hPa centrata a sud est della Penisola di Kara, protesa verso ovest in direzione delle Isole Britanniche.
Sul Mediterraneo centrale la depressione situata sulla Grecia, si collega ad un minimo centrato sulla Sardegna, di 996 hPa, che richiamava aria molto fredda sull’Italia. Tale afflusso era convogliato da venti molto forti da nord est sulla nostra Penisola, dovuti al divario barico elevato tra la Sardegna e l’Europa Centrale.
A 500 hPa, la cellula anticiclonica scandinava blocca completamente il flusso occidentale atlantico, che si spinge, poi, verso il Polo, passando attraverso l’Islanda (a Reikyavik clima mite, con circa +5°C). Dalla parte opposta è intenso il flusso freddo diretto verso l’Europa, pilotato da una depressione sulla Russia.
CRONACHE METEO di quel 1° Febbraio del 1956: in Italia s’intensificava l’ondata di freddo già manifestatasi con primi cenni da qualche giorno. A Milano il freddo intenso seguito alla nevicata del giorno precedente fece due vittime.
Nelle vallate alpine il nevischio, gelandosi al suolo, trasformò le strade in piste ghiacciate; la temperatura toccò i -12°C sul Bavarone, mentre a Luino il termometro segnava -3°C. I corsi d’acqua congelarono oltre gli 800 metri di altezza.
La temperatura fu particolarmente rigida in provincia di Bolzano. Nell’Alto Adige vennero registrate temperature di -19°C al Passo Resia, di -16°C a Dobbiaco, -17°C a Brunico, – 15°C al Passo Giovo, -16°C al Monte Elmo. A Cortina il freddo durante la notte provocò il crollo della temperatura fino a -14°C.
La violenta Bora, che flagellava Trieste da Lunedì 30 Gennaio, aumentò ulteriormente di intensità, mentre la temperatura, in mattinata, precipitò fino a -8°C. Raffiche fino a 130 kmh continuarono a spazzare le strade ed il Golfo, ostacolando seriamente il traffico pedonale.
A Venezia il termometro scese fino a circa -6°C, con forti raffiche di bora fino a quasi 100 km/h. Mille spalatori si misero a liberare le calli dalla neve caduta il gionro prima. Il cielo tornò però sereno con un magnifico sole. Si prevedeva tuttavia un ulteriore abbassamento della temperatura.
La nevicata di fine gennaio sommerse l’Emilia sotto un manto di neve di spessore variabile dai 4-5 cm della Romagna, fino al mezzo metro dell’Appennino Modenese. Nella zona occidentale della Regione la neve finì di cadere alle 5 del mattino.
A Bologna città la neve raggiungeva i 22 cm, e l’intenso freddo di formò su tutte le strade un insidioso crostone di ghiaccio. I treni funzionano regolarmente, ma quelli provenienti da Nord giunsero a Bologna con ritardi di mezz’ora.
Tutti i passi delle statali appenniniche erano regolarmente aperti ed era possibile transitare con catene montate. A Modena caddero 30 cm di neve, sul Monte Gomito la neve era alta 150 cm, al Passo delle Radici 75 cm. A Reggio Emilia lavoravano 450 spalatori. Il Passo del Cerreto è aperto al transito, ma con catene.
In Toscana si andava acuendo il vento gelido da nord est. La temperatura scese fino a -4°C , in serata, a Livorno, valore che, a detta dei vecchi lupi di mare, non si toccava da molti anni. I monti e le colline circostanti erano coperti da abbondante neve.
Nell’Alto Molise, nell’Alto Sangro, nella zona del Gran Sasso e sul Parco Nazionale d’Abruzzo, il termometro scese su valori attorno ai -5°C. Al di sopra dei mille metri di altezza, il manto nevoso superava il metro di spessore. Nei centri di Rivisondoli, Capracotta e Roccaraso, la neve toccava i 45 cm di altezza.
Sulla costa adriatica pioveva incessantemente da due giorni, e la temperatura iniziò a crollare su valori rigidi. Pioggia e grandine flagellarono Napoli e provincia dalla notte, dove il forte libeccio impediva la navigazione sul Golfo.