Il tornado è un vortice di vento che ruota in senso antiorario (nell’emisfero boreale) attorno ad un’asse verticale che collega la base di un cumulonembo alla terra. Esso è reso visibile grazie ad una parziale o totale condensazione di vapor acqueo attorno a detta asse e per il sollevamento di detriti (o acqua) alla base.
I venti vorticosi che caratterizzano l’imbuto nuvoloso di un tornado non hanno, come si credeva in passato, un “effetto risucchio”; i gravi danni che talora provocano ed il lancio di schegge (proiettili) o di oggetti interi a grande distanza e con notevole potenza è da attribuirsi esclusivamente all’intensità di essi.
I tornado sono noti in Italia anche come trombe d’aria o trombe marine, a seconda se la loro genesi avviene sulla terra ferma o sull’acqua. La forza dei venti generati da questi vortici d’aria e nubi può variare da un minimo di 60-70km/h (F0 nella scala Fujita) a oltre 500km/h (F5)
La scala Fuijta, un po’come la scala Beaufort (e la scala Mercalli per i terremoti), parte dalle conseguenze per ricostruire le cause e, quindi, con un certo margine d’errore, dai danni rilevati ricerca la probabile intensità dei venti generati dai tornadoes, i quali, essendo estremamente localizzati, difficilmente vengono misurati dalla rete di stazioni ufficiali.
I più diffusi sono i tornado d’intensità F0-F1 (fino a 180km/h) che coprono circa il 90% della casistica di questi fenomeni, mentre gli F4-F5 rappresentano circa l’1% negli States e lo 0,1% in Europa.
Il vortice viene a crearsi nella zona del temporale dove vi è l’ascesa delle correnti calde (updraft), in contrasto con la vicina area di discesa fredda (downdraft), dove in genere si hanno le precipitazioni più intense, e figura come una specie di proboscide flessuosa, larga alcune decine di metri, che anticipa o fiancheggia il fronte della pioggia.
I tornado più intensi, in genere quelli che sprigionano venti a oltre 180-200km/h (da F2 in su) sono frutto di Sistemi Convettivi a Mesoscala, detti Mesocicloni. Questa tipologia temporalesca estremamente violenta ha la caratteristica di avere un sistema rotatorio proprio, simile a quello di un piccolo uragano, il che determina la possibilità che il moto vorticoso del “tornado in utero” nasca insieme alla formazione temporalesca e ne determini lo sviluppo divenendone, quindi, una vera e propria spina dorsale. In questo caso il tornado ha contorni molto netti ed ha diametro di alcune centinaia di metri.
Le trombe marine raramente superano l’intesità F0-F1 e, al contrario delle trombe d’aria o tornado veri e propri, sfruttano una circolazione rotatoria presente sulla superficie marina prima ancora che il cumulonembo di riferimento abbia completato il suo sviluppo. Imbuti nuvolosi marini possono protendersi anche da un cumulo congesto e in alcuni casi senza precipitazioni. Ci sono però delle situazioni di estremo contrasto che possono generare trombe marine d’intensita F2 o persino F3, nel qual caso vengono definite tornadiche.
I terreni di conquista dei tornadoes, ove si verificano con maggiore facilità le caratteristiche troposferiche privilegiate, sono circoscrivibili alle vaste pianure surriscaldate dal sole e soggette a convergenza tra correnti subtropicali e subartiche. Il Midwest statunitense rappresenta il terreno ideale per la formazione e lo sviluppo di essi ed è in queste aree, soprattutto tra aprile e maggio, che essi sono i più frequenti ed intensi al mondo.
Le grandi pianure che si estendono dalla Francia alla Russia sono interessate da diverse centinaia di trombe d’aria ogni anno, ma l’intensità dei singoli fenomeni è spesso inferiore a quella che si ha nella Tornado Alley (USA) a causa della maggior latitudine media, e, quindi, minor riscaldamento solare, e dell’influenza atlantica zonale che stempera, relativamente, i forti scambi tra Artico e Tropico.
L’Italia è paese molto soggetto ai tornadoes con massima frequenza ed intensità sul Triveneto e sulla pedemontana lombarda, soprattutto nel mese di agosto. In autunno questi fenomeni interessano principalmente la Toscana, il Lazio e la Puglia, sempre a ridosso delle aree di pianura, o sul mare, in quanto i vortici tendono a dissolversi rapidamente a contatto con l’orografia tormentata delle aree montuose.
In questa prima metà del 2009 sono già oltre 150 le segnalazioni verosimili di vortici di vento che hanno toccato il suolo in Europa ed in Italia.
Nel prossimo articolo esamineremo alcuni di questi eventi, i più significativi.