Diluvio nella serata di venerdì 24 settembre a Caracas con smottamenti nelle colline dove 11 anni fa ci furono decine di migliaia di morti. Il rio Guaire ha tracimato in diversi punti, allagando vari quartieri della capitale venezuelana. Centinaia di persone evacuate, 8 i morti.
Piogge intense anche in Messico orientale per il passaggio della tempesta tropicale Matthew. Particolarmente colpito lo stato di Veracruz, con molti villaggi alluvionati e isolati, comunicazioni interrotte, centinaia di famiglie evacuate e di attività artigianali e commerciali in ginocchio. Tra le 0 GMT di domenica e la stessa ora di lunedì, registrati 230 mm di pioggia a Coatzacoalcos, 141 ad Arriaga, 111 a Tuxtla.
Diluvio nel nord della Nigeria. Circa due milioni di persone sono state evacuate nelle scorse settimane dopo che le autorità hanno aperto le paratie di due grandi dighe, quelle di Challawa e Tiga. Le dighe sono nello stato di Kano, ma sono stati evacuati anche 5000 villaggi nel vicino stato di Jigawa. Non è chiaro se l’evacuazione si sia svolta in modo ordinato e soprattutto preventivo o se invece vi siano morti, feriti o dispersi, pare però che non vi siano perdite umane. Ingenti invece i danni materiali. Queste due dighe lungo il Niger vengono sempre aperte durante la stagione delle piogge, per inondare e fertilizzare i campi durante il breve periodo vegetativo, in questa regione semiarida (siamo ai limiti meridionali del Sahel), tuttavia pare che quest’anno l’apertura controllata sia stata gestita male e si sia dovuto aprire le dighe con urgenza e scaricando l’acqua in modo eccessivo, essendo state fatte riempire troppo, in maniera divenuta ormai pericolosa.
Domenica 26 settembre piovosa in ampi settori dell’Europa balcanica e danubiana. Tra le 18 GMT di sabato e la stessa ora di domenica, in Bosnia-Erzegovina, 94 mm a Mostar, 88 alla Bjelasnica. In Ungheria, 85 mm a Kekesteto, 57 a Miskolc, 55 a Szombathely. In Austria, 56 mm a Kleinzicken, 55 a Vienna, 54 a Tulln. In Austria, oltre i 1600-1800 metri è caduta la neve.
Lunedì 27 settembre, l’epicentro del maltempo europeo si è portato tra est Germania, Repubblica Ceca e Polonia. Tra le 18 GMT di domenica e la stessa ora di lunedì, in Germania, 61 mm a Cottbus, 58 a Wittenberg, 57 a Wiesendburg, 54 a Holzdorf, 53 al Brocken (m 1142, episodi di “mista”), 52 a Baruth, 49 a Goerlitz. In Polonia, 53 mm a Wrocalw, 42 a Zielona Gora, in Repubblica Ceca 52 mm a Liberec, 41 a Usti Nad Labem.
Vi è stata finalmente la rottura stagionale, dopo una lunga estate molto calda, in Giappone. Sabato 25 agosto giornata di ghiaccio sul Fujisan (m 3772), con estremi -5,8°/-3,3°C, e prima neve stagionale. Solo tre giorni prima gli estremi erano stati 4,2°/8,7°C. Sempre sabato, massime 13,0° e 22,0°C a Nemuro (Hokkaido) e Tokyo, contro i 18,6° e i 32,7°C di tre giorni prima. Per Tokyo, da segnalare che venerdì 24 la massima era scesa addirittura a 20,2°C, dopo il passaggio della perturbazione che aveva lasciato nei pluviometri, tra le 18 GMT di mercoledì 22 e la stessa ora di giovedì 23, ben 64 mm.
In Canada settentrionale, Isachsen e stata la prima ha scendere sotto i -20°C a bassa quota, toccando -20,2°C sabato 25 settembre. Alert si è fermata a -19,6°C.
Ancora oltre i 40°C il nord del Messico e l’Arizona. Sabato 25 settembre, in Messico, 42,5°C ad Altar ed Ejido, in Arizona 40,6°C a Phoenix.
Il grande caldo nella “selva” peruviana (domenica 26 settembre Pucallpa 35,8°C, Iquitos 35,5°C, Tarapoto 35,0°C, quest’ultima sabato era arrivata a 36,0°C) contrasta con il freddo oceanico della costa dove Lima-Callao sabato si è fermata a soli 17,8°C di massima (da oltre tre mesi non supera i 20°C) e più a nord Trujillo (8°S) non ha superato i 16,7°C. Juliaca, a 3800 metri, sta facendo massime più alte di questi due porti. E’evidente l’azione della Nina che raffredda ancora più del normale le acque già fredde della corrente di Humboldt. 19,1° e 20,4°C le medie delle massime di settembre a Lima e Trujillo. Quest’ultima in settembre non ha mai superato i 19°C e ha inanellato una sequenza infinita di giornate brumose, a tratte nebbiose, con ridotta escursione termica (2°/3°C).
Situazione per certi versi simile a quella peruviana in Namibia, anch’essa con il freddo costiero causato dalla corrente del Benguela. Domenica 26 settembre, Ondangwa, a 1095 metri, ha raggiunto i 37,5°C mentre la costiera Luderitz Diaz Point si è fermata a 20,7°C.
Si fa molto intenso il gelo tra le valli della Norvegia sudorientale e la Svezia centrale, area che fece registrare forti anomalie negative lo scorso inverno. In Norvegia, lunedì 27 settembre, Drevsjo -7,6°C, Roros -7,3°C. In Svezia, Gielas -7,1°C, Storlien -6,9°C, Asele -6,6°C, Idre-Storbo -5,9°C, Vilhelmina -5,7°C.
Cominciano a farsi notare anche i “poli del freddo” scozzese. In fase di avvezione sono le stazioni in quota delle Highlands a segnare le temperature più basse, ma quando i venti si calmano primeggiano le stazioni dove si hanno forti escursioni termiche. Lunedì 27 settembre, segnaliamo: Tulloch Bridge (m 237) -3,7°C, Loch Glascarnoch (m 265) -2,3°C, Altnaharra (m 81) -1,9°C.
Il caldo in Medio Oriente sembra non finire mai. Domenica 26 settembre, in Arabia Saudita, 45,0°C a La Mecca, 43,3°C ad Al Qaysumah. In Iraq, 43,6°C a Najaf, ma spiccano anche i 42,8°C di Baghdad. In Iran, Ajwaz 42,8°C, negli Emirati Arabi 43,0°C a Ras Al Khaimah, 42,0°C a Sharjah, 41,9°C ad Abu Dhabi. Nel Kuwait, protagonista “fisso” di queste cronache di caldo mediorientali, Mitribah e Shuwaikh 44,9°C, Jahra 44,4°C, Warba 43,5°C.