L’inverno era terminato con pesanti deficit idrici un po’ su tutto il Nord Italia, ed in particolare sul Nord Ovest e il Trentino. Ghiacciai non alimentati da neve fresca, assente fino ad alta quota su molti massicci alpini, falde acquifere in sofferenza e spettro del razionamento in diverse zone.
Non è andata meglio a marzo, fino al week-end di Pasqua. Poi, finalmente, quell’alta pressione che stazionando ad ovest del continente europeo impediva l’ingresso dei fronti atlantici – masse d’aria umida ed instabile in grado di apportare le precipitazioni – si è ritirata, e le piogge hanno fatto il loro ritorno al Nord.
Tra venerdì e domenica 32 mm di pioggia sono caduti a Trieste e Firenze, 29 a Torino e Locarno (cittaà svizzera, ma ci dà l’idea delle piogge nel settore prealpino), 27 a Genova.
Al seguito della perturbazione pasquale l’Italia ha continuato ad essere interessata da aria umida ed instabile, che, grazie all’ormai forte potere riscaldante del sole, ha generato le condizioni ideali per i primi temporali termoconvettivi. Uno di questi, durante la giornata di ieri 29 marzo, ha colpito la città di Verona, accumulando 17 mm di pioggia caduta mista a grandine.
Anche oggi 30 marzo è stato un fiorire di cumulonembi, dalle Alpi occidentali alla Romagna, e tra le province di Cuneo e Torino sono in atto i fenomeni precipitativi più violenti.
E’ dunque una fase primaverile classica, con alternanza di perturbazioni atlantiche vere e proprie e periodi semplicemente instabili. Forse non tutti sanno che questa stagione è foriera della maggiori piogge nell’area non alpina a nord el Po e dopo autunno e inverno particolarmente avari di precipitazioni, è estremamente importante che Alpi e Prealpi, nonché l’Appennino settentrinale, possano contare su un po’ di neve fresca in attesa dell’estate, sia per rimpinguare le falde acquifere, sia per permettere ai ghiacciai di difendersi dall’assalto della stagione calda.