Il mese di Agosto si era concluso con un’ultima decade in linea con le medie del periodo ma al 31 dello stesso mese si sono registrate delle minime notevoli (per il periodo) in pianura attestandosi sotto i 10° soprattutto nella parte sudoccidentale della provincia di Padova.
In coincidenza con l’inizio del nuovo mese si è verificato un cambio della circolazione atmosferica, causato dall’instaurarsi in sede mediterranea di un anticiclone esteso fino alle coste occidentali africane, che ha determinato l’arrivo, verso le nostre latitudini, di un flusso di aria tropicale oceanica.
Questa è stata la condizione responsabile dell’ondata di caldo che ha contraddistinto quasi tutta questa prima decade dell’autunno meteorologico. Gli effetti sono stati temperature contraddistinte da forti scarti termici positivi rispetto alla norma del periodo. Ecco alcuni valori delle temperature massime registrate dalla rete meteoveneto tra il giorno 6 e il giorno 7: San Giovanni Lupatoto (VR) +33,8°, Merlara (PD) +33,0°, Lendinara (RO) +32,5°, Cavazzale (VI) +32,3°. Alti anche i valori minimi del giorno 8: Chioggia (VE) +23,3°, Rovigo centro +21,6°, Rovolon (PD) +21,2°.
In generale questa prima decade di settembre ha visto uno scarto di circa +3° rispetto alle normali temperature di questa fase mensile.
La cosa che più di tutti ha sorpreso è stata la formazione di nebbie e foschie dense nel Basso Veneto e lungo la costa veneziana, che hanno regalato un’atmosfera in parte autunnale ma hanno anche aumentato il senso di disagio per l’afa notturna come se fosse una normale notte di mezza estate: praticamente un fenomeno ibrido da passaggio di consegne stagionale.
La rottura di questa fase calda e afosa si è avuto nel pomeriggio-sera del giorno 8 quando una debole saccatura proveniente da N ha innescato l’entrata di correnti più fresche di bora in valpadana le quali sollevando la massa d’aria calda e umida preesistente, hanno causato la formazione di temporali. Le aree più colpite sono state per questioni orografiche quelle della pedemontana e dell’alta pianura, in spostamento da est verso ovest: le province di Treviso, Vicenza e Verona mentre più a sud precipitazioni si sono avute nel Polesine. La distribuzione degli accumuli, peraltro modesti e ovunque inferiori ai 20 mm, hanno confermato il sostanziale ”salto” della pianura centrale veneta e della catena alpina, lasciate a secco o quasi.