Lo studio si basa su simulazioni basate su un modello climatico globale e un modello dinamico che valuta l’evoluzione della calotta di ghiaccio durante l’ultimo periodo interglaciale. L’unico paragonabile, come livelli di temperatura, all’attuale. Durante questo periodo (circa 126 mila anni fa) le temperature nella regione artica erano più alte rispetto alle attuali, ragion per cui è stato spesso usato come riferimento nell’ipotesi di un ulteriore riscaldamento futuro. Da dati precedenti sappiamo che la calotta di ghiaccio della Groenlandia subì una contrazione significativamente maggiore rispetto ad oggi.
Le simulazioni del modello mostrano una forte riduzione della superficie della parte settentrionale della calotta, il ché rappresenta un risultato sorprendente in quanto le temperature sulla parte nord della Groenlandia sono più fredde rispetto al settore meridionale. Tuttavia, un aumento delle precipitazioni compenserebbe la maggiore fusione dovuta al campo termico maggiore della parte meridionale della calotta glaciale.
Ad oggi, la maggior parte degli scienziati del clima si aspettano che la parte meridionale della calotta glaciale della Groenlandia sia la più vulnerabile ai cambiamenti climatici. In particolare, ci sono diversi studi di monitoraggio dei flussi di ghiaccio e delle temperature dei fiordi ubicati lungo la costa della Groenlandia meridionale. I nuovi risultati indicano che la parte settentrionale della Groenlandia, ai margini del Mar Glaciale Artico, dovrebbe essere in grado di rispondere rapidamente una volta che inizia il processo di fusione.
Se la calotta glaciale della Groenlandia dovesse sciogliersi completamente, si avrebbe un aumento del livello medio globale del mare di circa 7 metri. L’impatto derivante dalla recente fusione della calotta sul livello del mare, oltre alle proiezioni future sulla possibile fusione della parte settentrionali, non sono stati inseriti nella attuale generazione dei modelli climatici tra i quali quelli dell’IPCC.