Anche le teorie climatiche che sembrano inattaccabili, beh, potrebbero risultare inesatte. Un esempio ci viene dallo studio appena pubblicato dalla Università di Miami, che mette in dubbio quella che in gergo si definisce oscillazione Multidecadale del Nord Atlantico (AMO). Ricordiamo ai meno avvezzi che questo indice climatico è ritenuto imprescindibile per gli effetti che produce sul clima in Europa.
Ma cos’è l’AMO? E’ un fenomeno climatico naturale che considera la variazione della temperatura superficiale delle acque nell’Atlantico settentrionale. Si tratta di un parametro ciclonico, che di solito propone una fase positiva e negativa ogni 60-70 anni. Questa alternanza, a sua volta, può influenzare il modello di circolazione atmosferica nota come oscillazione dell’Atlantico settentrionale (NAO), che influenza la temperatura e le precipitazioni nell’emisfero settentrionale durante la stagione invernale.
Quando l’oscillazione Multidecadale del nord Atlantico è nella sua fase positiva e le temperature superficiali sono più calde del normale, lo studio ha mostrato una correlazione negativa sulla NAO invernale, generando blocchi anticiclonici a latitudini polari con conseguenti irruzioni fredde sugli Stati Uniti orientali e l’Europa.
Il gruppo di scienziati, guidati da Amy Clement, ha utilizzato modelli climatici per cercare di dimostrare questa teoria, giungendo alla conclusione che l’andamento climatico dell’emisfero settentrionali degli ultimi 1.000 anni può essere spiegato solo dalla circolazione atmosferica su scale temporali di 60-80 anni, senza alcuna influenza oceanica. Se dal modello si rimuove la circolazione oceanica, il risultato è lo stesso.