Il riscaldamento globale in atto potrebbe trovare un nuovo nemico nelle nubi, o almeno questo è il risultato di un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters, basato sui dati dell’altezza delle nubi ricavati in un periodo di dieci anni dallo spettroradiometro multiangolo Misr, che si trova a bordo del satellite Terra della Nasa. Ebbene, l’altezza delle nubi sarebbe diminuita negli ultimi 10 anni, ma di che si tratta esattamente? In genere, quando parliamo di nubi basse facciamo riferimento a quelle che nascono negli strati inferiori della troposfera, ma nello studio in questione sono stati più semplicemente analizzati le sommità (top) delle strutture nuvolose, a prescindere dallo strato nel quale si sono sviluppate.
Quello che si evince è che quindi è diminuito leggermente (di appena l’1% in un periodo decennale) il top delle nubi in generale. In genere l’altezza che le nubi raggiungono in atmosfera è collegata al bilancio radiativo: in linea di principio, il maggiore calore accumulato verso il basso spinge con maggiore enfasi più in alto le nubi. Ad un certo punto, se in epoca di riscaldamento globale, l’altezza delle nubi invece diminuisce, ci si potrebbe trovare in presenza del cosiddetto feedback negativo: la minore altezza delle nubi a lungo andare produrrebbe un raffreddamento del pianeta in quanto la Terra in questo modo può dissipare un tasso maggiore di radiazione solare. In sostanza, una conseguenza diretta del riscaldamento globale andrebbe ad innescare l’effetto opposto.
Leggendo i risultati del lavoro di Roger Davies, a capo di questo gruppo di ricerca americano, l’altezza delle nubi è diminuita nel decennio compreso fra il marzo 2000 ed il febbraio 2010 di circa 30-40 metri (l’altezza media annuale viene misurata con un margine d’errore di campionamento pari ad 8 metri). Tuttavia non si sa molto sulle esatte conseguenze che la componente nubi potrebbe generare ad ampia scala sul Pianeta: potrebbe essere davvero il segnale di qualcosa d’importante che sta iniziando ad avvenire? Difficile dirlo e la prudenza è manifestata anzitutto dagli stessi autori dello studio. Va anzitutto considerato che la serie di dati disponibili (10 anni) è davvero troppo ristretta per poter ricavare indicazioni certe. I risultati sono poi molto influenzati in alcune aree del Pianeta dalle oscillazioni del’indice ENSO, specie la Niña.
Questo delle nubi, se un tale trend fosse confermato, potrebbe essere un altro importante elemento che andrebbe a giocare a sfavore del riscaldamento globale, assieme magari all’attività solare. Nonostante tutto, forse il nostro Pianeta potrebbe proseguire nel processo di riscaldamento come avvalorato dalle teorie più accreditate, ma nel bilancio fra feedback positivi e negativi il quadro complessivo potrebbe essere meno estremo rispetto ad un riscaldamento eccessivo che porterebbe, nell’arco di alcuni decenni, conseguenze catastrofiche alla vita nel Pianeta.