Jason Samson, ricercatore presso il McGill University’s Department of Natural Sciences, ha avviato un’iniziativa simile, utilizzando le stesse metodologie per misurare l’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni umane. Il gruppo di ricercatori ha combinato i dati relativi ai cambiamenti climatici col censimento della densità di popolazione al fine di prevedere eventuali cambiamenti delle popolazioni locali entro il 2050.
Il team ha scoperto che se la popolazione dovesse continuare ad accrescersi col tasso attuale, le più vulnerabili ai cambiamenti climatici sarebbero quelle che vivono alle basse latitudini e nelle regioni calde del mondo. Le più a rischio sarebbero le zone dell’America del Sud, la penisola arabica e gran parte dell’Africa.
In queste aree, un aumento relativamente piccolo della temperatura avrà gravi conseguenze sulla capacità della regione di sostenere una popolazione in crescita. “Tutto ciò ha un senso se si pensa che le regioni poste alle basse latitudini tropicali debbono affrontare condizioni estremamente calde che rendono l’agricoltura decisamente impegnativa. Un aumento della temperatura nei prossimi decenni servirà solo a rendere la vita ancora più proibitiva”, dice Samson.
Lo studio evidenzia anche le disuguaglianze concernenti le cause e le conseguenze del cambiamento climatico: i paesi che vi contribuiscono meno, sulla base delle emissioni di carbonio pro-capite, sono tuttavia le più vulnerabili agli effetti prodotti. “Prendete ad esempio la Somalia”, dice Samson. “Le elevate temperature del Paese rendono già difficilissima l’agricoltura e sarà sempre più difficile se dovessero accrescersi ulteriormente. E ‘anche evidente che la Somalia non è un grande produttore di gas a effetto serra. Ora, grazie a questa mappa, abbiamo le prove concrete, in termini quantitativi, delle disparità tra le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici a livello planetario”.
Samson sostiene infine che questi dati potrebbero essere utili per i decisori di tutto il mondo nei negoziati internazionali che si tengono e si terranno in tema di cambiamenti climatici.
La ricerca è stata finanziata dal Natural Sciences and Engineering Council of Canada (NSERC).