Secondo i ricercatori dell’UW-Madison’s Space Scienze and Engineering Center, le osservazioni da satellite delle temperature delle nubi permetteranno di ottenere informazioni più accurate per la previsione di temporali particolarmente “severi”, fino a 45 minuti prima, rispetto al tradizionale metodo col radar.
Questi studi, portati avanti in collaborazione col Cooperative Institute for Meteorological Satellite Studies (CIMSS), stanno sviluppando un nuovo approccio di previsione, che si basa sulla misurazione della temperatura del top delle nubi temporalesche in rapida evoluzione. Lo scienziato del CIMSS, Wayne Feltz, spiega che “l’osservazione in tempo reale diviene previsione con l’utilizzo di questa nuova metodologia e si restringono notevolmente i tempi di previsione”.
Su cosa si basano esattamente questi studi? Un radar identifica le precipitazioni più importanti solo tempo dopo che la nube temporalesca ha iniziato il processo di raffreddamento. Quando un cumulo caldo si espande e cresce verso altitudini maggiori dell’atmosfera, inizia anche il suo raffreddamento, che sarà tanto più rapido quanto più in alto si trova il top della nube. Questo rapido raffreddamento indica che è in formazione una perturbazione di grossa e pericolosa entità, quella che gli americani chiamano “severe storm”.
I satelliti misurano le lunghezze d’onda irradiate dalle nubi nel vicino infrarosso e nelle frequenze infrarosse, attraverso le quali si possono analizzare le temperature della sommità dei cumuli. Per queste procedure si utilizzano i satelliti geostazionari, che ruotano intorno alla Terra mantenendo la loro posizione sopra una determinata area. Essi distinguono sino a 5 bande di frequenza, ciascuna delle quali rivela uno stadio differente dello sviluppo della nube. Col suo “sguardo dall’alto” il satellite può indicare se la sommità della nube è formata da acqua allo stato liquido, o se è un miscuglio di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio o se si è raffreddata sino a divenire ghiaccio.
Ogni cinque minuti il satellite invia le scansioni, che compie sul tratto osservato, e un veloce algoritmo, studiato ad hoc, fornisce in brevissimo tempo le immagini agli scienziati, i quali possono a loro volta analizzare le variazioni di temperatura del top delle nubi, alla ricerca della formazione di temporali di notevole entità. Felz sottolinea che il raffreddamento repentino della cima dei cumulonembi è per loro un segnale dell’inizio del moto convettivo all’interno del sistema, da tenere sotto stretta osservazione.
Egli, insieme ad altri colleghi del CIMSS, tra cui Kris Bedka, e altri colleghi del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), tra cui Tim Schmit, hanno dimostrato la loro “previsione a breve termine d’inizio attività convettiva” e illustrato il loro “tasso di raffreddamento del top delle nubi” all’annuale Hazardous Weather Testbed (HWT), tenutosi al Storm Prediction Center.
Questa ricerca segue l’interesse comune degli scienziati che vogliono cercare di trovare metodologie di previsione sempre più accurate e con tempistiche minori, in modo da evitare i danni che fenomeni di questo tipo provocano ancora in molte parti del Pianeta.
Fonte: University of Wisconsin-Madison