Etimologia e studi sul Niño
Con la parola Niño (bambino) si intende un fenomeno climatico, da tempo studiato, soprattutto dagli Americani, responsabile secondo molti studi di importanti variazioni climatiche a livello globale. In questo articolo chiariremo le motivazioni del formarsi di questo fenomeno e più in generale delle implicazioni che le anomalie termiche superficiali oceaniche hanno per il clima globale.
L’America meridionale è caratterizzata dalla Corrente fredda del Perù che risale dall’Antartico verso appunto il Perù, di risposta a questa corrente ve né un’altra calda e più superficiale, stagionale, che alcune volte può avere effetti dirompenti. Questa corrente più calda viene chiamata El Niño in quanto il suo arrivo solitamente avviene a ridosso del Natale. I suoi effetti sono ancora oggi studiati, e monitorati. In questo articolo, spiegheremo cosa può significare un’anomalia termica di questo genere e come potrebbero essere correlate altre anomalie termiche a livello globale.
El Niño ha il merito di riscaldare le acque al largo del Perù, con anomali termiche che arrivano fio ai 5°C. Negli ultimi due decenni vi sono stati ben quattro episodi di El Niño (1983-84/1988-89, 1995-96/1998-99).
Nozioni basilari di climatologia
Vediamo gli effetti che questo fenomeno può avere dal punto di vista climatico e spieghiamo le evidenze meteorologiche che esso ebbe per il comparto Europeo. Esponiamo, prima di iniziare a parlare degli effetti del Niño, qualche semplice concetto di climatologia.
Possiamo dividere il nostro pianeta, grossolanamente in due celle convettive dette celle di Hadley attraverso le quali il calore solare viene interscambiato fra le zone più fredde a quelle più calde del Pianeta. Lo schema di funzionamento di questo sistema è molto semplice: l’aria calda equatoriale sale di latitudine e viene sostituita dall’aria fredda che scende dalle alte latitudini. L’aria calda nel suo risalire di latitudine sale verso l’alta Troposfera raffreddandosi e provocando intense precipitazioni, dando origine a una zona di basse pressioni permanenti in prossimità dell’Equatore; l’aria calda una volta scaricata tutta l’umidità accumulata sull’equatore dà vita nel suo movimento verso le alte latitudini a zone di alte pressioni permanenti all’altezza dei Tropici. Le celle sono due perché questo schema si ripete anche per l’altro emisfero.
Questo accadrebbe se non vi fossero i continenti con la loro orografia, gli oceani con il loro potere termico e se la terra non ruotasse. Però questa schematizzazione ci serve per sapere, per sommi capi, che nelle zone equatoriali troviamo basse pressioni permanenti e nelle zone tropicali alte pressioni permanenti.
Cambiamenti climatici e El Niño
A questo punto verrà spontanea una domanda, come El Niño può interferire in questo interscambio globale? si possono fare solo ipotesi e deduzioni dagli eventi storici che hanno contraddistinto il mondo e l’Europa negli anni in cui El Niño si è manifestato.
Se El Niño riscalda di 5 gradi le acque equatoriali Pacifiche, come avviene, significa che in queste zone maggiore è la presenza di energia, e non si tratta di poca energia in più ma, visto la vastità dell’oceano interessato, è molta energia in gioco. Questa energia deve essere in qualche maniera utilizzata, ed essa viene utilizzata nell’unica maniera possibile, l’evaporazione.
Grandi masse di acqua superficiale, nelle zone equatoriali pacifiche evaporano, provocando principalmente due effetti: la persistenza maggiore di tutte le basse pressioni permanenti in ambito pacifico, con la formazione di piogge torrenziali su tutte le zone equatoriali pacifiche; la formazione molto più forte e incisiva degli uragani nel pacifico che colpiscono l’Asia.
A questo punto però dobbiamo verificare gli effetti che una simile situazione provocherebbe nel resto del mondo: per fare ciò dovremo considerare gli effetti che una forte bassa pressione permanente assumerebbe sulle celle di Hadley, vale a dire una fortissima alta pressione permanente nelle zone tropicali.
Zone come l’Australia, l’Argentina o il Messico subiranno così forti fenomeni siccitosi. Queste conseguenze, a livello globale sono evidenti dalle situazioni meteorologiche registrate durante questi eventi.
El Niño e l’Europa; correlazioni con il ciclo solare
Vogliamo adesso però analizzare le conseguenze a livello Europeo. Si dice che gli anni con El Niño sono caratterizzati da inverni molto miti ed estati torride. Prima di tutto sarà necessario dire che l’Europa è condizionata dall’influenza dell’Atlantico, dunque se influenza c’è essa è indiretta.
Durante i fenomeni del Niño pare che in Europa sia molto più incisivo il nastro trasportatore atlantico e sia inibita la presenza dell’anticiclone russo. Infatti negli anni della sua presenza, l’Europa ha goduto di inverni miti per la poca incisività dell’anticiclone russo e per la forza delle correnti atlantiche.
Possiamo anche in questo caso trovare una risposta a questa evidenza, risposta tuttavia ancora frutto di ipotesi e non dimostrata scientificamente.
E’ possibile che l’anticiclone russo abbia vita difficile lì dove esso si forma, l’Asia, in quanto in queste anomale situazioni l’Oceano Pacifico riesce a riscaldare marginalmente anche l’interno asiatico, oppure possiamo avanzare un’ipotesi più suggestiva, che El Niño non sia indirettamente causa della mitezza del clima ma sia invece effetto di una situazione astrofisica che ne determini l’origine, con una correlazione diretta fra il fenomeno e il ciclo delle macchie solari: a conferma di questa tesi ci sarebbe la serie storica caratterizzante gli eventi di El Niño 83-84/95-96, 88-89/98-99, a distanza più o meno correlabile ai cicli undecennali delle macchie solari. Una cosa certa e insindacabile e scientificamente provabile sono gli effetti del Niño sul clima del Pacifico, per l’Europa la correlazione è meno diretta ma comunque evidente.