Come è noto oramai a tutti, la desertificazione è divenuto un fenomeno di importanza planetaria.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il processo non va associato alle distese aride desertiche propriamente dette, ma, come riportato nel capitolo 12 dell’ Agenda 21, “il degrado riguarda le terre di zone aride, sub-aride e sub-umide secche”.
I fattori risultano spesso molto complessi e tra i principali viene posto l’accento su due in particolare:
le variazioni climatiche(di lungo, medio e breve periodo);
le attività antropiche ad alto impatto ambientale.
Tralasciando questi ultimi, desidero illustrare brevemente e comprensibilmente, le attuali applicazioni informatiche degli indicatori climatici nello studio del fenomeno.
Infatti, avendo a disposizione dati relativi alle precipitazioni e alle temperature verificatesi in un determinato arco di tempo e in una data regione spaziale, è possibile elaborare delle mappe territoriali dei cosiddetti indici climatici di desertificazione.
Tra questi cito i più utilizzati:
l’indice di aridità di De MARTONNE e l’indice di siccità di CROWTHER
Entrambi, mettendo in relazione la piovosità totale annua (il primo in mm ed il secondo in cm) e la temperatura media annua in *°C* delle zone oggetto di studio, permettono (con due semplicissime formule matematiche) la classificazione in sei classi differenti del territorio a seconda del valore numerico ottenuto.
Le classi vanno dalla zona desertica alla zona con precipitazioni e acqua abbondante.
Lo strumento essenziale che ci permette di rappresentare concretamente le diverse classi sul territorio è il cosiddetto GIS (Geografic Information System). Altro non è che un software col quale è possibile gestire ed elaborare le più svariate informazioni (numeriche e non) su un supporto cartografico nel quale è rappresentato il territorio che intendiamo analizzare.
Nell’immagine a lato è possibile osservare un esempio di studio condotto dal sottoscritto su alcune aree della Sardegna centro-orientale soggetto a rischio di desertificazione secondo l’indice di DE MARTONNE.
È possibile notare facilmente la diversa colorazione attribuita alle diverse zone secondo le classi.
Precisamente si passa da quelle a rischio maggiore, ossia le più chiare, a quelle a rischio minore, ossia le più scure.
Mi preme in conclusione sottolineare come con il software GIS sia possibile integrare le variazioni climatiche con gli altri fattori essenziali allo sviluppo del processo desertificazione, quali ad esempio la classificazione d’uso del suolo, l’esposizione e la pendenza dei versanti, le aree percorse da incendi ecc ecc.
Questi fattori saranno discussi nell’articolo successivo della rubrica.