Analizzando quest’Ottobre a 360 gradi, la sensazione di un mese dai canoni poco autunnali vi è tutta. La scarsa frequenza delle precipitazioni si è unita ad una vigorosa altalena delle temperature: si è così passati da una situazione di tarda estate verso un prematuro assalto invernale, per poi tornare viceversa, in quest’ultimo scorcio del mese, verso uno scenario piuttosto mite e siccitoso. Queste brusche variazioni climatiche hanno fatto in modo che il mese, nel complesso, sia risultato in qualche modo normale, cioè con le medie termiche mensili non distanti da quelle storiche.
I primi giorni d’Ottobre sono stati abbastanza caldi, nell’ambito di una lunga scia di tarda estate che ha faticato parecchio ad abbandonare il nostro Paese. Le punte massime di 30 gradi al Sud hanno consentito di godere appieno degli ultimi giorni in spiaggia. Un clima tiepido, ma non così estremo, in quanto Ottobre non è certo insolito mostrare dei frammenti meteo che rammentano la tarda estate.
Eravamo quasi a metà Ottobre quando una fiondata d’aria molto fredda ha gelato di colpo l’intero Stivale, costringendo un po’ ovunque la cittadinanza ad un difficile adattamento verso condizioni meteo dal sapore squisitamente invernale. Sono stati anche accesi i termosifoni, ma questo si è reso possibile quasi esclusivamente sulle regioni del Nord Italia, o laddove vi sono state deroghe che hanno consentito d’anticipare l’accensione dei riscaldamenti di un mese in coincidenza di particolari eventi climatici.
Così, questo freddo prematuro si è patito in tutte le abitazioni con impianti di riscaldamento non autonomi, con ovvio maggior disagio per le categorie di persone più svantaggiate: basti pensare agli anziani o alle persone ricoverate negli ospedali. I disagi da freddo non hanno ovviamente risparmiato nemmeno le scuole e gli uffici. Non sono stati certo pochi i lettori che in quel periodo hanno scritto di aver avvertito tanto freddo in casa, per temperature addirittura attorno ai 15 gradi. Sono così cresciuti a dismisura i malanni stagionali, dal più comune raffreddore fino a veri e propri attacchi influenzali.
Le gelate inusuali e le nevicate sui rilievi hanno dato un’ulteriore veste invernale alla fase centrale d’Ottobre. Si è d’altronde trattato di una delle ondate di freddo invernali più premature degli ultimi decenni ed a conferma di questo anche sulle località sciistiche alpine, non interessate dalle nevicate, si è potuto in qualche modo procedere ad innevare artificialmente le piste d’alta montagna. Ricordiamo che i cannoni possono entrare in azione e sparare la neve artificiale solo quando le temperature siano rigide da consentirlo, ma questo ha un costo e tutti gli operatori di montagna preferiscono naturalmente la neve naturale.
Ad inizio articolo abbiamo parlato di un periodo con scarsa frequenza di precipitazioni: in particolare sono stati pochi i giorni di pioggia, ma quando ha piovuto l’ha fatto talvolta in maniera abbondante ed intensa, in particolare al Sud ove si registra un surplus pluviometrico notevolmente rispetto alla media. Quante volte ci siamo chiesti ultimamente che fine abbiano fatto le perturbazioni atlantiche, quelle che in genere regolano l’andamento stagionale di questo periodo? Ebbene, questo è uno dei maggiori elementi di anomalia di quest’inizio autunno e da ciò deriva a cascata tutto il resto, in quanto le perturbazioni atlantiche sono in grado d’assicurare un andamento meno schizofrenico con minori variazioni brusche della temperatura, più tipiche dei mesi primaverili piuttosto che di quelli autunnali. Ora sembra che il flusso atlantico possa tornare protagonista, magari questa sarà la chiave di svolta di quest’autunno particolare.
Il maltempo però non è mancato nemmeno di recente, confermando peraltro come l’Italia sia una terra ad alto rischio alluvionale. Ottobre è così trascorso in compagnia d’alcuni eventi di meteo estremo, amplificati dalla cattiva gestione del territorio. Basti citare quel che è accaduto nel messinese proprio il primo giorno d’Ottobre.