I ricercatori dell’Istituto per la ricerca sui cambiamenti climatici di Potsdam, Germania, hanno pubblicato uno studio dove spiegano l’effettiva correlazione. Il risultato fondamentale, lo si apprende leggendo il documento, lega lo smodato rialzo termico globale col rallentamento di quelle che in gergo si chiamano onde planetarie o “onde di Rossby”.
Secondo i ricercatori si tratterebbe di un considerevole passo avanti, che permetterebbe di comprendere l’essenza degli eventi meteorologici estremi. Nel corso dell’ondata di calore del 2003 persero la vita circa 70.000 persone.
Cerchiamo di capire cosa sono le onde planetarie. Semplificando, per facilitarne la comprensione, si tratta di un flusso meridiano prodotto anzitutto dall’enorme differenza termica, a causa della differente insolazione, tra l’equatore e i poli. Questo flusso, per effetto della Forza di Coriolis, subisce una deviazione verso ovest nel nostro emisfero, verso est nell’emisfero australe. La massiccia intrusione d’aria calda dai tropici verso le alte latitudini si esplica, a livello del suolo, con dei promontori anticiclonici possenti in zone solitamente soggette a ciclogenesi. All’opposto, quando l’aria fredda si sposta in modo massiccio dalle alte latitudini verso sud, al suolo si creano anse depressionarie che in progressione verso latitudini normalmente temperate.
Appare evidente l’importanza del meccanismo di termoregolazione che agisce sul clima, se così non fosse lo squilibrio termico prenderebbe il sopravvento coi poli che tenderebbero a raffreddarsi sempre più, mentre i tropici diverrebbero roventi.
Ciò detto, cosa hanno notato i ricercatori tedeschi? Che nel corso degli ultimi anni c’è stato un rallentamento delle onde planetarie: capita così che su alcune aree insista il caldo estremo, su altre il freddo eccessivo. “Abbiamo notato che alcuni degli eventi meteorologici estremi degli ultimi anni sono stati provocati dallo stazionamento delle onde planetarie su una determinata area per molte settimane” ha dichiarato Vladimir Pietuchow, coordinatore della ricerca.
Secondo Pietuchow ciò sarebbe strettamente correlato al riscaldamento globale e in particolare all’aumento delle temperature sull’Artico. Un processo che non consentirebbe alle onde planetarie di muoversi liberamente e velocemente.