Il minimo si era andato a posizionare proprio nel punto più congeniale per l’Emilia, ovvero sull’alto Tirreno, e grazie anche alla temperatura sempre attorno agli 0°C (-5°C a 850 hpa) i fiocchi si erano cominciati ad attaccare al suolo sin dall’inizio dell’episodio, che era cominciato intorno alle ore 6:30 circa, nella mia città che è Reggio Emilia, e cadevano in modo sempre più fitto, tanto da cominciare ad imbiancare i tetti e le auto.
Alle ore 7:00 c’era 1 cm al suolo. La temperatura era leggermente negativa intorno a -0.5°C, consentendo la caduta di neve abbastanza asciutta. L’accumulo saliva a vista d’occhio, ci fu solo una pausa di neve più debole verso le 9:30, ma la nevicata riprese verso le 10:15. Alle 12:30 c’erano 20-25 cm di neve al suolo e il traffico in città era già bloccato perché gli spartineve non facevano in tempo a togliere la neve dalle strade che se ne depositava dell’altra.
Verso l’ora di pranzo la nevicata aveva assunto carattere di bufera con un vento da NE sui 25-30 Km/h e un’intensità sui 5 cm/h. Attorno alle 17:00 però le precipitazioni cominciarono pian piano a diminuire d’intensità fino a cessare del tutto verso le 18:30. L’accumulo complessivo a Reggio Emilia è stato in alcuni punti di ben 40 cm – un evento eccezionale per questa città che vede raramente accumuli così grandi – e 60 cm nella pedemontana.
Da ricordare anche le difficoltà che la protezione civile aveva trovato a garantire il normale scorrimento delle auto sull’autostrada A1, tanto che per percorrere il tratto tra Bologna e Reggio Emilia ci volevano 6 ore.
Per la verità gran parte del mese di febbraio era stato caratterizzato dalle continue sortite dell’Anticiclone delle Azzorre verso latitudini settentrionali innescando ripetute discese di aria artica che diedero luogo a ripetute nevicate per un totale di 64 cm di accumulo nevoso a Reggio Emilia:
• 19 febbraio 11 cm
• 25 febbraio 5 cm
• 26 febbraio 6 cm
• 27 febbraio 2 cm
• 28 febbraio 40 cm
La neve ritornò nella notte con un accumulo di 1 cm e nei giorni seguenti: il 1° marzo con 7 cm, il 6/7 marzo con 22 cm, ma l’11 marzo fu solo pioggia.
L’eccezionale nevicata del 28 febbraio era stata causata dal ramo principale della Corrente a Getto Polare che era entrata sul Mediterraneo centro-occidentale e aveva dato luogo alla formazione di un intenso vortice, colmo di aria fredda d’estrazione polare, in prossimità della Corsica.
In seguito il minimo, centrato tra il Lazio e la Toscana, responsabile degli intensi venti di Libeccio in azione su tutto il Medio-Basso Tirreno, si era spostato sull’Adriatico.
Oltre ai fenomeni eccezionali in Emilia, numerose cellule temporalesche avevano investito il settore tirrenico, in primo luogo le coste campane, la Sicilia occidentale e gran parte della Sardegna, dando luogo ad intensi rovesci, con grandine in pianura e neve sui rilievi (fino a quote basse sui rilievi sardi, ove la quota dello zero termico si era assestata intorno ai 900 m, e oltre i 1000 metri sui monti siculi), con sensibile abbassamento delle temperature, che a Palermo risultava quantificabile addirittura in 10-12°C rispetto ai giorni precedenti.
Fu la nevicata più intensa a Reggio Emilia in 12h dal 20 febbraio 1933.
Testo di Giacomo Cocconcelli