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Febbraio 1931: la grande alluvione di Palermo

di Giovanni Staiano
05 Set 2010 - 09:09
in Senza categoria
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febbraio-1931:-la-grande-alluvione-di-palermo
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Nelle immagini, il ponte di barche per attraversare Corso Alberto Amedeo (cliccare sull'immagine per ingrandirla) e la gru crollata nel cantiere del Palazzo delle Poste. Per gentile concessione di www.meteopalermo.it
L’alluvione di Palermo del 21-23 Febbraio 1931 fu l’evento più intenso, diremmo il culmine, di una storia tutt’altro che priva di disastri legati al clima avvenuti nel capoluogo siciliano. Già nel 1907 e nel 1925 la città era stata messa a dura prova da intense piogge che causarono notevoli danni ed allagamenti e nel secolo precedente era stata colpita altre due volte, nel 1851 e nel 1862.

La città di Palermo sorge in una pianura, la celeberrima Conca D’oro, un tempo coltivata ad agrumi, circondata da rilievi montuosi per tre lati, fino ad una altezza di 1333 m, e per il quarto affacciata sul Tirreno con una esposizione ENE. La morfologia della piana non è costante ma caratterizzata da depressioni e rialzi distribuiti in modo discontinuo, esistono infatti almeno quattro assi idrografici che la attraversano sfociando nel Tirreno: il Canale Passo di Rigano, il torrente Danisinni-Papireto, il torrente Kemonia ed il fiume Oreto. I primi due hanno origine nel Vallone di San Martino, ai piedi della Serra dell’Occhio (998 m) e sfociano rispettivamente nei pressi del Piano dell’Ucciardone (o Vallone del Maltempo) e alla Cala. Il Kemonia nasce sotto l’abitato di Monreale (330 m) e termina alla Cala, il fiume Oreto invece possiede il bacino idrografico più ampio dei corsi d’acqua palermitani, nasce nei pressi di Monte Gibilmesi (1203 m) sfociando a SE del centro storico di Palermo.

Le cause dell’alluvione sono da ricercarsi innanzitutto nel contesto geomorfologico e geologico dell’area in questione e successivamente nell’eccezionalità del fenomeno atmosferico. Un adeguato sistema di deflusso idrico, assente negli anni ’30, avrebbe permesso lo smaltimento di una gran quantità d’acqua in breve tempo. Inoltre alcuni corsi d’acqua erano stati deviati artificialmente rispetto al loro corso naturale d’origine, è il caso dell’Oreto così come del Cannizzaro, o del Passo di Rigano (oggi canalizzato), così da creare un ostacolo notevole per uno scorrimento superficiale di portata eccezionale.

Vediamo a cosa fu dovuta la persistenza e l’intensità delle precipitazioni. La sinottica di quei giorni (www.wetterzentrale.de/pics/archive/slp/1931/Rslp19310221.gif) mostra per il giorno 21 una situazione di blocking anticiclonico sull’Atlantico con l’alimentazione di un canale depressionario nord-sud dal Mare del Nord fino al Mediterraneo centrale ed annessa depressione sulla Sicilia.

Nelle giornate del 22 e del 23 le correnti fredde che alimentavano la depressione ruotarono prima da nord-est poi da est-nordest (il 23 il centro della bassa pressione era ormai traslato sull’Albania) per un collegamento a ponte tra l’anticiclone delle Azzorre e l’anticiclone Russo, quello che viene chiamato Ponte di Weikoff. Si ebbe quindi una depressione semi-stazionaria che si presentò sul capoluogo siciliano inizialmente con correnti al suolo da nordovest, poi da nord infine da nordest. Quando si ha questa configurazione barica, spirano verso la Sicilia settentrionale correnti fredde, che sovente creano per contrasto con il Mar Tirreno cellule temporalesche cariche di precipitazioni, che vengono poi incentivate dall’effetto Stau causato dalla barriera orografica alle spalle della città.

In quei giorni di febbraio 1931, il risultato furono 50 ore di pioggia quasi ininterrotta con quantitativi pluviometrici stupefacenti. Secondo i dati in possesso si registrarono parla 520,2 mm in 46h a Pioppo e di 394,5 mm in 39h in Via Emerico Amari al porto di Palermo, valori paragonabili per intensità a quelli registrati durante il violento nubifragio del 26 ottobre del 1925 quando caddero ben 152,7 mm in 9 ore. Se teniamo conto anche delle piogge del giorno 20 e della giornata del 24 si arriva ad un totale di 618 mm in 5 giorni. Gli effetti furono il totale allagamento del centro cittadino e delle zone di periferia con livelli dell’acqua variabili dai 2 metri di Via Roma fino ai 6 metri di Piazza Sant’Onofrio.

I danni furono notevoli. Andarono distrutte molte abitazioni, parecchi edifici storici subirono seri danni, molte strade furono distrutte, la linea ferroviaria fu divelta. Ingenti furono anche i danni alle campagne, con molte abitazioni rurali spazzate via. Inoltre la gru utilizzata per la costruzione del Palazzo delle Poste venne divelta dal forte vento di tramontana, crollando su un edificio adiacente. Purtroppo vi furono anche 10 morti e 21 feriti.

I soccorsi alla popolazione arrivarono in diversi casi sulle barche come nelle peggiori inondazioni del Polesine e furono costruiti dei ponteggi galleggianti per l’evacuazione degli abitanti come durante le massime maree della laguna veneta.

Da allora la città non ha più subito eventi di tale portata. Recentemente, il 16 settembre 2009, alcune stazioni cittadine registrarono accumuli ingenti (anche di oltre 100 mm), ma non vi fu la persistenza che caratterizzò e rese drammatico l’evento del 1931.

Si ringrazia per il materiale gentilmente messo a disposizione (testo, dati e immagini) il sig.Andrea Di Piazza e l’Associazione MeteoPalermo (www.meteopalermo.it)

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