Come ci viene proposto dal modello di Reading, tra la data del 20 febbraio e quella del 22, dopo il transito del primo ed “autentico” ciclone invernale di questa stagione (per molti motivi da considerarsi normale), si affaccia la possibilità di una rimonta dinamica dell’HP oceanico verso nord/ nord est del continente europeo. Sarà un tentativo “blando” o una decisa opposizione alle oscillazioni del medio ed alto Atlantico?
Considerando la tendenza esercitata da una prospettiva “multimodelli”, si potrebbe diagnosticare, entro la terza decade del mese in corso, una certa ingerenza di detto anticiclone nel comparto centro occidentale del nostro Continente.
L’intero “asse di saccatura” sarebbe obbligato a trasferirsi verso l’Europa centrale con una componente delle correnti, in una prima fase di matrice medio alto atlantiche e successivamente, data la rotazione dell’asse di alta, di origini nettamente più continentali.
Sebbene non possiamo parlare di “gelide avvezioni” in prospettiva, si potrebbe palesare un periodo caratterizzato da non freddissime irruzioni artiche, ma da una “naturale” fase, nella quale, una o più “gocce fredde”, potrebbero “penetrare” nell’area mediterranea. Prime avvisaglie di un graduale cambio “stagionale”. Ormai l’inverno dai “forti toni” si sta gradualmente spegnendo ed il “gelido alito russo” verrà spazzato via dalla medio alta zonalità oceanica, in prospettiva.
Desidero, in maniera molto chiara, togliermi dalla “sintassi” dei “clamori” dell’ormai trascorso inverno; stagione per alcune regioni molto “spettacolare”, per altre molto meno. La nostra intera Penisola, per occasioni diffuse di neve abbondante, spesso non necessità di valori termici “storici”.
La meteora, da tutti noi desiderata, non si può interfacciare con il freddo dei tre/quarti dell’Europa (situazione passata). Il Nostro mare necessita e necessiterà sempre di depressioni organizzate che non abbiamo mai visto durante questa stagione fredda.
Il “canto del cigno” mediterraneo, quasi con sicurezza, avrà la sua finale rappresentazione; ma sarà caratterizzato da quell’epilogo che non sarà in grado di aggiungere o togliere nulla a quanto mai “è stato”.
Si conferma una “parziale” recrudescenza dell’inverno entro la fine del mese, ma a “capitolo quasi chiuso”.
Nella mia memoria ho visto dei mesi “squisitamente primaverili” allungare “l’agonia” invernale, ma sono state sempre delle manifestazioni molto marginali. L’inverno 2005/2006 ha spesso presentato nuclei “gelidi”, quasi tutti “presi per la gola”, ma mai o quasi mai vissuti tutti in una piena e totale “rotondità”. Tanta energia termo-dinamica che ha accarezzato la nostra Penisola, ma non si è espressa mai in “termini storici”. Noi, comunque e sempre, molto più vicini all’Africa che al Polo.
Questo inverno, se potessi descriverlo in gergo, mi è sembrato per certi versi “vanaglorioso”. Con questo non voglio nulla togliere nulla alle manifestazioni “recods e nevose”, per alcune zone, ma porre l’accento su quanto poteva essere a noi destinato. Quindi, riconosciamo la “gloria” di certe “zone” e disconosciamo quella di talune altre. Una stagione invernale, finalmente nei “canoni”, ma lontana dal trend ventennale ed oltre.
Buona fine, purché essa sia in grado di regalarci “un saluto dignitoso”.