Il sunto di una plurima visione esercitata dall’analisi di più modelli (UKMO/GFS/JMA), ci pone verso una significativa evoluzione delle correnti a 500 hpa . Correnti che indicano come la “morsa” del freddo vada, via via, attenuandosi sulla parte meridionale dell’Europa e nel particolare sul settore del bacino del Mediterraneo.
Analizzando il modello in questione, pur evidenziando la presenza del vortice freddo con due minimi pressori, uno sulla parte nord orientale della Russia, l’altro a nord dell’Inghilterra, viene evidenziato che l’anticiclone atlantico, per una maggior pressione della suddetta depressione verso ovest, sia costretto a non insistere più nelle immediate coste occidentali europee, ma esercitare la sua azione ben più a nord ovest.
Il modello di Reading, non si pone come un’isolata elaborazione matematica, ma viene sorretta da diverse altre che, per ovvie differenziazioni elaborative si differenziano, ma indicano analoghe soluzioni e frequentazioni.
Nel particolare e dopo una buona parte della settimana entrante, ove insisteranno a fasi alterne correnti fredde dal nord Europa, viene ad evidenziarsi una non trascurabile ristrutturazione delle correnti sul nostro Continente.
Come già scritto in precedenti occasioni, e come mostra la carta indicata, vi dovrebbe essere una maggiore influenza delle correnti atlantiche, media e bassa zonalità, dalle caratteristiche ben diverse rispetto alle attuali.
Flussi più miti, in successiva e progressiva estensione verso l’area mediterranea, in grado di provocare delle ondulazioni, non marcate, ma dalle caratteristiche, anche se non spiccatamente, anticicloniche.
Verrebbe quindi a sostituirsi gradualmente la massa d’aria fredda presente sulla nostra Penisola per lasciare il “terreno” a miti correnti di provenienza oceanica.
L’estenuante e lungo periodo di freddo intenso potrebbe, anche se in maniera non brusca, iniziare la sua lenta fase di declino già della fine della settimana prossima ventura.
Ci sarà modo di ritornare su questo argomento, dalle crescenti probabilità evolutive, onde definirne in maniera più chiara i “contorni” e, soprattutto, l’impatto termico.