La scorsa settimana proponemmo tutta una serie di proiezioni climatiche sulla base di alcuni indici d’estrema importanza. Furono analisi obbiettive, non certo campate in aria. Ciononostante ricevemmo critiche assurde, feroci, volte a screditare un attento lavoro di ricerca e di analisi scientifica. Premessa vuole, infatti, che molte delle ricerche che vi presentiamo siano state svolte da illustri esperti del settore (climatico ovviamente).
Quel che è emerso finora è l’estrema difficoltà nello stilare una linea di tendenza stagionale affidabile. Da un lato c’è El Nino, che rischia – lo dicono in tanti – di limitare il freddo alle aree settentrionali europee. Dall’altro c’è un indice tutto nuovo che in base alla copertura nevosa autunnale siberiana dice che l’inverno potrebbe essere freddo. Chi avrà ragione?
Al momento si ragiona su un unico punto fermo: la compattezza del Vortice Polare. Il Vortice è così freddo e raccolto in sé stesso che mantiene il gelo ancorato al Polo Nord, mentre a sud continuano le avvezioni miti. Il Vortice è freddo perché ha subito quello che in gergo tecnico viene definito “Stratcooling”, appunto un anomalo raffreddamento della stratosfera (alte quote dell’atmosfera). Il processo è spesso in grado (non sempre) di ripercuotersi verso i piani bassi atmosferici, con effetti sulle condizioni meteo climatiche su scala emisferica.
Il processo inverso prende il nome di “Stratwarming”, ovvero il riscaldamento a carico del Vortice Polare Stratosferico. Solitamente accade a fine stagione, quando il sole inizia a prendere il sopravvento sul Circolo Polare Artico. Ma può capitare che, per varie cause, avvenga nel cuore dell’Inverno. E quando capita può avere ripercussioni notevolissime: se il processo è esasperato si può arrivare persino alla rottura del Vortice con conseguente dispersione di nuclei gelidi sull’intero emisfero settentrionale.
Perché tutto questo discorso? Semplice. Perché secondo uno studio di Butler, Polvani e Deser, nel periodo 1958-2013 su un totale di 35 di SSW (Sudden Stratospheric Warming) 15 sono avvenuti in regime di El Nino, mentre 13 avvennero in regime di La Nina. A detta dei ricercatori, gli improvvisi riscaldamenti a carico del Vortice Polare avverrebbero più facilmente con ENSO positivo o negativo. Ciò non significa che questo inverno avremo necessariamente la rottura del Vortice Polare e chissà quali ondate di gelo, significa però che le probabilità che il Vortice Polare vada in forte crisi già a gennaio sono maggiori. Da lì a dire che l’Italia piomberà nel gelo ce ne passa.