Si è appena esaurito il primo consistente episodio perturbato stagionale, con l’anticiclone che sta riportando di nuovo il bel tempo un po’ ovunque. Questa parentesi più tranquilla non sembra tuttavia poter perdurare a lungo: il campo anticiclonico tenderà infatti a sbilanciare il proprio baricentro verso nord/est, spingendo i suoi massimi barici sull’Europa Centrale. Il Mediterraneo potrebbe a questo punto restare quasi “terra di nessuno” ed in questo limbo potrebbero approfittarne delle infiltrazioni umide atlantiche che porterebbero una piccola goccia fredda sulle Baleari e poi in direzione del Basso Tirreno e delle due Isole Maggiori.
Questo mulinello instabile potrebbe essere rinvigorito dal risucchio di correnti sciroccali nei bassi strati che, assieme al contributo di calore del mare, potrebbero creare terreno fertile per una forte convergenza di masse d’aria e lo sviluppo di una ciclogenesi lentamente evolutiva. Queste sono le classiche situazioni che potrebbero dar luogo a scenari potenzialmente perturbati, con nubifragi localizzati che potrebbero martoriare le stesse zone: al momento le ipotesi modellistiche propendono per i maggiori accumuli di pioggia in mare aperto, ma su alcune particolarmente sensibili (settori meridionali ed orientali delle due Isole Maggiori, oltre ai versanti peninsulari ionici) bisognerà porre l’attenzione su come evolveranno le ipotesi in campo.
E’ bene sottolineare che questo tipo di figure perturbate di matrice afromediterranea sono sempre particolarmente difficili da prevedere e pertanto un’idea più compiuta di quel che potrà accadere si potrà avere solo in prossimità dell’evento. Vagliando i vari modelli ad area limitata, il cui utilizzo può essere però in parte controproducente oltre le 72 ore, emerge un fatto al momento da prendere molto con le pinze, ovvero la possibile formazione di un vero e proprio ciclone mediterraneo simil-tropicale (Tropical Like Cyclone) sul Basso Tirreno, ipotizzata dalle NMM prodotte dal Lamma Toscana. Per ciclone mediterraneo, intendiamo una depressione molto profonda anche nei bassi strati, con cuore caldo in quota che va a differenziarlo dalle aree cicloniche che normalmente caratterizzano le vicende meteo nostrane e molto più somigliante ai sistemi tropicali.