Gli Usa hanno fatto i conti, a cavallo della prima decade di gennaio 2004, con una intensa ondata di gelo e neve. Record negativi di temperatura si sono registrati su quasi tutti gli Stati nord-orientali. Per dare alcune cifre si pensi che a Boston e a Providence (Rhode Island) si sono registrati -21°C, valore che rappresenta un nuovo record per entrambe le città. Anche a New York la discesa artica ha portato le temperature a -17°C. Fortissimi venti da NW hanno sferzato lo Stato di New York e il New England. Leggendo queste cifre non si può non rivolgere un pensiero a quali sarebbero le conseguenze di simili eventi meteorologici nelle nostre metropoli.
Una simile situazione, sebbene rappresenti un’eccezione anche per il Nuovo Continente, non è poi così infrequente. Cerchiamo ora di capire per quale motivo i flussi invernali di aria artica colpiscono con maggiore veemenza negli Usa che da noi in Italia o in Europa Occidentale.
La causa principale va ricercata estendendo lo sguardo sui due continenti e oltre. Le aree temperate, in cui viviamo, vengono chiamate anche “zone dei venti occidentali variabili”. Ossia le correnti dominanti provengono da ovest, sia che ci troviamo in Usa che in Europa. Ciò, ovviamente, non significa che nella bassa troposfera l’aria si muova sempre e costantemente verso oriente, ma che, questa situazione, si verifica nella maggior parte dei casi. Segnatamente, nella stagione invernale, con lo spostamento del fronte polare verso latitudini più basse, i flussi di aria polare tendono a muoversi da NW verso SE.
Eccoci dunque giunti al punto nodale del discorso. Negli Stati Uniti nord-orientali le masse d’aria provenienti da NW hanno caratteristiche completamente differenti da quelle riscontrabili in Europa occidentale. Il motivo di questa differenza risiede nella conformazione a larga scala delle terre emerse. Prendendo una cartina qualsiasi, o osservando un mappamondo, notiamo subito che, il luogo di provenienza delle masse d’aria fredda per l’Europa è un oceano, mentre per gli Usa è una porzione continentale significativa. Ovvero, le irruzioni da NW, in Europa, provengono dall’Atlantico settentrionale mentre negli Stati Uniti l’aria fredda scende verso SE attraverso il Canada.
E’ proprio nella maggiore capacità termica dei mari rispetto alle terre emerse che si deve ricercare il motivo per cui le irruzioni da NW sono più gelide dai nostri cugini americani. Nelle lunghe notti invernali dell’emisfero boreale, il suolo canadese si raffredda rapidamente, per irraggiamento verso lo spazio (emissione di raggi infrarossi). O meglio, l’aria artica in movimento verso sud, non si riscalda attraversando il Canada. Le brevi ore di sole non riescono a compensare la perdita di calore. In generale in inverno, alle alte latitudini, l’aria continentale è sempre più fredda di quella marittima, sia di giorno che di notte.
Di contro, in Europa, l’aria proveniente da NW attraversa l’Atlantico settentrionale, e giunge sul continente solitamente molto mitigata. Riguardo a questo punto teniamo anche in considerazione che, le acque del vicino Atlantico, sono mitigate dalla Corrente del Golfo. Nel raffronto tra le due situazioni poniamo anche attenzione all’intensità dei due flussi nord-occidentali. In Inghilterra, sebbene l’aria affluisca mitigata, si hanno spesso tempeste di vento, anche violente e distruttive, proprio perché le depressioni si approfondiscono molto sul mare. Questa situazione ha un effetto trascurabile in Italia, ben protetta dalle catene montuose che sovrastano, con poche interruzioni il bacino del Mediterraneo.
Nel Bel Paese quindi le masse di aria fredda da NW giungono temperate e umidificate dall’oceano e indebolite per effetto dell’orografia.
E’ certo, comunque, che in Europa e in Italia le situazioni di discese gelide non manchino. Ma, come tutti sappiamo, l’aria deve scendere da NE, dalla Russia. Sintetizzando la Russia sta all’Europa Occidentale come il Canada sta agli Stati Uniti Orientali. Riferendoci quindi a quanto detto prima possiamo concludere che le ondate di gelo in Usa sono più probabili che da noi proprio come è più probabile che, alle medie latitudini, l’aria si muova con un flusso zonale occidentale. Le precipitazioni osservabili in un contesto di afflusso di aria gelida sono comunque più intense in America che in Europa. L’aria continentale siberiana è infatti secca, molto di più di quanto non lo sia quella in discesa dalla Baia di Hudson. Per avere un riscontro basta guardare gli alti valori di umidità che si registrano questi giorni dall’Illinois al Maine sotto l’influenza del flusso artico.
Favorevole alle precipitazioni nevose risulta essere la posizione dell’Italia, posta al centro di un mare chiuso, in cui, i flussi di aria continentale balcanica, scavano profonde depressioni.