Nel precedente articolo ci eravamo lasciati con un quadro d’insieme che racchiudeva i vari mutamenti teleconnettivi, in particolare lo stato d’allerta della stratosfera.
Il core del vortice polare è attualmente in wave-pattern 3, ovvero bilocato in 3 “quartieri”, ognuno dei quali attivo e pulsante. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una entrata alto-pressoria dinamica che, in concomitanza con ripetuti warmings, ha suggerito l’ipotesi di un interessante risvolto sinottico in area americana e non solo.
Il riscaldamento stratosferico è stato ravvisato anche da un Ep-Flux convergente con flusso di calore che riesce a sfondare in stratosfera però, purtroppo, non si tratta di una situazione stabile poiché l’alimentazione di estrazione troposferica non riesce a perdurare, con un ritorno agli strati più bassi in movimento divergente. In America, grazie al blocco dell’Hp dinamico ed ad un maggior effetto del warming canadese, sarà possibile la meridianizzazione di una buona parte del Vp mentre, in sede europea, la mancata alimentazione e una complessa ed inefficace sinottica sembrano non rendere attuabile uno split dell’intero nucleo freddo.
Gli indici NAO ed AO, entrambi in fase negativa, hanno quindi errato in chiave europea?
A mio avviso non credo che ci sia stato un errore ma una difficile chiave di lettura.
L’artic oscillation si basa sull’oscillazione dei valori pressori tra vortice polare (alte latitudini) e la pressione su medio atlantico e medio pacifico, fornendo un dato sull’emisfero boreale, ed è decisamente influenzata dal VPS.
La North atlantic oscillation è il ramo atlantico di questo grande sistema che è l’AO.
Se abbiamo notato l’AO era prevista in forte negativizzazione mentre la NAO in debole flessione. Ciò può voler dire che la situazione atlantica/europea non fosse poi così atta ad accogliere uno slittamento parziale, o totale, in seno ad un’onda rossbyana profonda, per altro non favorita (l’azione rossbyana) da permanenti correnti di westerlies intense ed una mancato sostegno in fase di easterlies della Qbo, oltre che, in ultimo, una complessa dinamica evolutiva della MJO.
Ad oggi ci apprestiamo ad osservare una fase di stasi, con una situazione fresca nel fine settimana per lo scivolamento, sul bordo orientale dell’Hp, di una goccia fredda. In seguito, a causa di una rinnovata attività polare, sembra poter tornare una oscillazione atlantica ma, vista la complessità evolutiva, è bene non entrare troppo nel particolare.
Inverno quindi finito?
La stagione è certamente compromessa poiché 15/20 giorni precipitativi o freddi non potranno restituire un Autunno indolore ed un bimestre invernale silenzioso e statico ma, crediamo ancora nella possibilità che una evoluzione fredda e duratura possa colpire la nostra Penisola ed il Mediterraneo in generale, poiché gli elementi barici sono presenti.
E’ bene però non fare paragoni con il 1956 o altri anni storici che, se osservate le mappe storiche degli archivi, presentavano, mediamente, un blocco atlantico duraturo o un sistema di alte pressioni dinamiche in zona polare con termicizzazione in area russa.
Attendiamo con una fiducia moderata e con saggia consapevolezza.