Da alcuni giorni stiamo monitorando le possibili evoluzioni per l’ultima parte dell’inverno e ci stiamo chiedendo se la stagione riuscirà in extremis a lasciare la zampata. I modelli matematici a fasi alterne hanno lasciato intendere questa possibilità.
Il più deciso è sembrato ECMWF, seguito a ruota da GEM (il modello canadese), due giorni fa proponevano entrambi, già attorno al 20 del mese, una retrogressione fredda fin nel cuore dell’Europa. Questa ipotesi non ha trovato conferma e la possiamo definitivamente accantonare. Fino al 20 del mese non vi sarà alcuna ondata di freddo. Ma non solo, fino a quella data con ogni probabilità non vi sarà alcuna ondata di freddo nemmeno nella Russia europea, dove anzi le condizioni saranno pre-primaverili e votate al disgelo.
L’ipotesi retrogressione fredda era ricomparsa stamane nel lunghissimo termine di GFS, per gli ultimissimi giorni di febbraio. Tale ipotesi è stata ribaltata nelle ultime emissioni del modello americano.
Perché i modelli danno segnali così volubili e discordanti? I cambi di stagione sono periodi in cui l’atmosfera entra in subbuglio, spesso in questa parte di stagione il vortice polare rallenta, si disunisce e gli scambi meridiani si intensificano, da nord verso sud, ma anche da sud verso nord. I modelli matematici hanno annusato la possibilità che qualcosa di simile possa accadere e che il lungo periodo di dominio atlantico possa cessare, ma il loro determinismo intrinseco fa sì che man mano che ci si spinge avanti nel tempo della previsione, un piccolo errore iniziale si amplifichi sempre più, fino a scaturire in un enorme errore. Ad esempio in sede polare, piccoli cambiamenti dei centri di bassa ed alta pressione possono portare a scenari meteo, nei vari contesti geografici, diametralmente opposti.
Per questo, attualmente, riteniamo saggio non spingerci troppo oltre e limitarci ad evidenziare come entro i prossimi sette giorni l’inverno continuerà a sonnecchiare e le correnti occidentali a dominare, rimanendo in attesa di qualche segnale più chiaro per il futuro.
E’ ovvio che man mano che passano i giorni le possibilità di un’irruzione gelida diminuisce sempre più, ma anche che statisticamente dopo due mesi di dominio atlantico una svolta diviene sempre più probabile. In quali tempi e in quale senso? Questo è il problema!