In Europa comanda una vasta area di bassa pressione, con perno principale collocato sul Mare di Norvegia, ormai quasi stazionario nell’arco delle ultime 48-72 ore. L’impero perturbato si avvale del contributo di masse d’aria fredde ed instabili d’estrazione artica che, scivolando lungo il bordo occidentale della struttura ciclonica, si sono estese dalle Isole Britanniche e dal Mare del Nord verso le medie latitudini continentali, ove avviene l’interazione con un corpo nuvoloso costituito da aria ben più temperata proveniente dalla Penisola Iberica.
L’impulso instabile sulla Spagna è collegato con un piccolo vortice in quota, collocato a ridosso delle coste portoghesi: questo mulinello instabile, per la sua particolare posizione così bassa, favorisce il pescaggio d’aria ben più calda che risale dall’entroterra nord-africano verso il Mediterraneo Occidentale, ma le correnti sub-tropicali si vanno ormai approssimando verso parte dell’Italia, garantendo la tenuta del campo di alta pressione.
Le regioni settentrionali hanno subito le conseguenze di un lieve cedimento barico a tutte le quote, in seguito alle infiltrazioni d’aria umida dalla Francia. Un sistema frontale ha lambito le zone alpine, senza tuttavia valicarle, mentre le nubi irregolari che avvolgono il Nord sono il risultato dell’aria umida pescata da O/SO e delle peculiarità orografiche, con l’impatto di tali correnti umide contro le catene montuose delle Alpi e dell’Appennino Settentrionale.
Questa nuvolosità è comunque generalmente improduttiva, salvo piovaschi maggiormente frequenti sulle zone più esposte dal punto di vista orografico, che risentono del cosiddetto effetto stau: fra queste rientrano i settori a ridosso dei monti del Friuli e dell’Alta Toscana, capaci di trattenere le umide correnti da sud/ovest lungo i versanti sopravvento. I maggiori accumuli pluviometrici, in genere non superiori ai 15 millimetri, si sono riscontrati per ora sulla Garfagnana e Media Valle del Versante Apuano.