Lo studio del clima antartico poggia quasi esclusivamente su dati provenienti da stazioni costiere o aree limitrofe. All’interno del continente infatti, solo due basi permanentemente abitate dispongono di un archivio abbastanza esteso nel tempo (quasi mezzo secolo), tale da permettere uno sguardo non superficiale circa l’andamento dei principali parametri meteorologici e climatici. Le basi sono Amundsen-Scott, al Polo Sud geografico (per le caratteristiche www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8418), e Vostok (www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8519), nel cuore dell’altipiano orientale. La differenza di quota (653 metri a favore di Vostok) determina, per il trentennio 1964-’93, un delta della temperatura media annua di 5,85 °C, molto vicino a quello del raffreddamento adiabatico secco.
E’ interessante notare la corrispondenza di alcuni valori fra i due siti, che distano circa mille chilometri; in particolare il delta dell’anno estremo potenziale, che per Vostok è ricavato dai seguenti valori estremi della temperatura media mensile:
Gen. -34,6 °C (1989) / -29,0 °C (2002)
Feb. -47,4 °C (1984) / -39,4 °C (1986)
Mar. -63,9 °C (1982) / -52,9 °C (1959)
Apr. -70,4 °C (1999) / -60,3 °C (1973)
Mag. -70,5 °C (1976) / -59,4 °C (2002)
Giu. -70,8 °C (1984) / -59,7 °C (1987)
Lug. -73,8 °C (1983) / -56,7 °C (1995)
Ago. -75,4 °C (1987) / -60,7 °C (1981)
Set. -71,8 °C (1998) / -57,5 °C (1963)
Ott. -61,3 °C (2000) / -53,5 °C (1968)
Nov. -45,4 °C (1983) / -38,8 °C (1982)
Dic. -34,0 °C (1961 e 2002) / -28,0 °C (1989)
E’ da sottolineare come, nel semestre aprile – settembre, la media mensile possa sempre abbassarsi al di sotto dei -70 °C, cosa accaduta 32 volte, e più esattamente 1 ad aprile, 2 a maggio, 3 a giugno, 7 a luglio, 14 ad agosto e 5 a settembre.
Dal confronto con gli estremi di Amundsen-Scott (si possono leggere in www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8509) risultano due sole congruenze: la temperatura più bassa di agosto (1987), che è anche la più bassa delle due serie storiche, e la più alta di novembre (1982). Tuttavia, pur tenendo conto della lacunosità della serie di Vostok (come riportato in www.meteogiornale.it/news/read.php?id=8558), gli anni estremi potenziali presentano un delta identico (seconda colonna Amundsen-Scott):
Min. -59,9 °C / -54,3 °C
Max. -49,7 °C / -44,0 °C
Diff. 10,2 °C / 10,3 °C
Va però aggiunto che nella serie di Vostok (che, secondo il “Catalogue of Russian Federation antartic meteorology data”, dispone di 41 medie annue complete, mentre gli inglesi “Monthly mean surface temperature data and derived statistic for some Antartic stations” e “Antartic climate data” ne riportano solo 40, di cui una, ovvero il 1960, con affidabilità inferiore al 100%), gli estremi realmente misurati vanno da -57,3 °C (1960) a -53,2 °C (1980). Un delta di 4,1 °C, ben superiore dunque a quello di Amundsen-Scott, che nella serie storica 1957-2003 si pone a 3,0 °C.
Il calcolo di tali valori non è fine a se stesso, ma indica due cose: la prima, che il clima del continente antartico, pur soggetto a forti escursioni mensili e annue (a Vostok, nell’anno, 55/60 °C di differenza fra minima e massima assolute sono la norma), è un sistema molto equilibrato. La seconda, che il tavolato antartico, al di là della variabilità annuale, presenta condizioni climatiche omogenee e quindi confrontabili, malgrado le distanze geografiche.
Quest’ultima particolarità sarà molto importante in futuro, quando il progetto italo francese della stazione Concordia, a Dome C, sarà reso operativo: il che dovrebbe avvenire con la campagna antartica 2004-’05. Concordia rappresenterà infatti una terza stazione di studio climatico, permanentemente abitata, nel cuore del Continente di ghiaccio. Posta a 75°06′ di latitudine sud e a una quota di 3.233 metri, per il quinquennio 1996-2000 (il più completo) ha fatto segnare una temperatura media annua di -51,2 °C (Dome C fa attualmente parte della rete antartica Aws – Automatic weather station). Disponendo di serie, ci si augura, continue e prolungate nel tempo, sarà possibile istituire nuovi e più approfonditi confronti, per investigare qualcuno dei tanti enigmi che l’Antartide sa ancora celare.