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Venti giorni d’altri tempi nel millennio del Global Warming (seconda parte)

di Massimo Aceti
14 Feb 2005 - 07:53
in Senza categoria
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Un paesaggio invernale nelle Dolomiti. Foto di Michael Kuehl.
Con la fine di gennaio termina la prima fase dell’ondata di freddo, quella che è stata accompagnata dalle abbondanti precipitazioni sul medio versante adriatico e sull’Appennino centro-meridionale.
Il vortice depressionario ha traslato con una certa lentezza verso levante, e correnti di origine balcanica hanno mantenuto condizioni di tempo rigido e a tratti perturbato anche per tutta la prima decade di febbraio. Solo al nord vi è stata una tregua del freddo, con l’arrivo di venti di foehn che hanno momentaneamente innalzato i termometri fino, in qualche zona, a 17/18°C.

Un rialzo termico effimero, seguito da nuove gelate, intense anche nelle pianure del nord e da aria fredda di matrice continentale, per l’allungamento dell’anticiclone russo verso le nostre regioni. Ormai a fine episodio freddo, vi è anche stata l’occasione per una brevissima ma intensa nevicata su Genova, quando un fronte caldo è transitato sul Golfo Ligure, in contrasto con l’aria fredda dell’est.

Ma, così come è stato fatto con l’ultima decade di gennaio, entriamo nel dettaglio delle anomalie termiche che hanno caratterizzato i primi dieci giorni di febbraio, prendendo come base per il confronto le temperature medie del trentennio 1961/90.

1/10 febbraio, il freddo si stabilizza

Con un’anomalia termica pari a -2.6°C, la prima decade di febbraio risulta, in rapporto alle medie attese, appena lievemente più fredda della precedente. Rispetto a fine gennaio si evidenziano però anomalie termiche più marcate nelle temperature minime, pari a -2.9°C, e meno marcate nelle massime, pari a -2.2°C.

Cambia di poco la distribuzione delle anomalie, sempre più marcate al Centro-Sud e nelle due Isole Maggiori, meno al Nord, specie al Nord Ovest, dove nei primi tre giorni del mese le massime hanno raggiunto valori considerevoli per il periodo e nettamente sopra norma, fino ai 16.5°C di Milano il giorno 3.

Il giorno più freddo risulta essere il 6 febbraio, con una media sull’intero territorio nazionale (circa 90 località campione) di +2.6°C, seguito dai giorni 5 e 7 con media di +3.1°C. Tali valori sono più elevati rispetto ai +0.8°C raggiunti il 29 gennaio e sensibilmente più elevati rispetto a quelli raggiunti durante le principali ondate di freddo che hanno interessato l’Italia.

Le anomalie termiche maggiori si evidenziano nelle regioni centrali adriatiche, dove il periodo in esame risulta più freddo della norma di 3.5°C, e scorporando minime e massime, per 2.9°C nei valori minimi e 4.2°C in quelli massimi. Tra le città risaltano le anomalie di Campobasso (-4.8°C), Frontone (-4.5°C) e Pescara (-3.7°C). Nessuna di queste località si distingue per il raggiungimento di valori eccezionalmente bassi, è la durata del freddo anomala, almeno considerando gli ultimi 15 inverni. A Pescara ad esempio, solo il giorno 1 si superano i +10°C di temperatura massima, e per trovare un altro valore sopra quella soglia, bisogna tornare al 21 gennaio.

A seguire le centrali adriatiche il Sud Peninsulare, con un’anomalia termica complessiva di -3.4°C (-3.1°C le minime, -3.8°C le massime). Le due principali città dell’area, Napoli e Bari, registrano rispettivamente anomalie pari a -3.1°C e -4°C, maggiori quelle di Foggia (-4.1°C) ed ancor più quelle della Sila calabrese, dove ai 1700 metri del Monte Scuro l’anomalia si misura in -5.6°C. In evidenza anche Reggio Calabria con -2.1°C.

Le regioni centrali tirreniche misurano un’anomalia pari a -3.2°C: in quest’area troviamo la Capitale, Roma, che registra -3.4°C rispetto alla media, Firenze con -2.5°C (quasi in media le temperature massime), Pisa con -2.6°C, Viterbo con -3.3°C.

Seguono con anomalie meno marcate la Sicilia (-2.6°C), la Sardegna e il Nord Est (-2.2°C) e infine, con valori nei pressi della media il Nord Ovest (-1°C, ma solo -0.1°C le temperature massime).

Da notare che tra tutte le località analizzate, l’unica ad aver fatto registrare temperature superiori alla media trentennale di riferimento è stata Milano, con -1.3°C di anomalia nei valori minimi, ma ben +2.7°C in quelli massimi. In perfetta media invece Bergamo. Tutte le altre località, anche al Nord Ovest, hanno registrato valori inferiori alla media trentennale.

Fa dunque riflettere che la principale area urbana ed industriale italiana sia l’unica ad andare in controtendenza, il dubbio che le attività umane abbiano inciso profondamente sul clima di quell’ampia zona di pianura lombarda, che si estende fino al vicino Piemonte (provincia di Novara) è forte e, dati alla mano, lecito, senza dimenticare comunque l’influenza che hanno esercitato le correnti di foehn.

Il proseguo del mese, con l’attesa per un nuovo affondo del Vortice Polare sull’area mediterranea, ci dirà se la seconda parte dell’inverno 2004/05 potrà essere annoverata tra le più fredde degli ultimi 20 anni, o almeno degli ultimi 10. Le premesse ci sono, ma attendiamo la fine del mese corrente per trarre le conclusioni di questa stagione.

La prima parte dell’articolo è consultabile all’indirizzo https://www.meteogiornale.it/news/read.php?id=10273

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