Da tempo stiamo osservando il comportamento della natura atmosferica. Questo primo scorcio di semestre sta presentando dei notevoli sbilanciamenti circa la distribuzione barica nel comparto dell’Europa continentale.
Solo delle marginali interferenze, dovute perlopiù a delle saccature del vortice polare, riescono a spezzare questo dominio incontrastato. Le cause vanno ricercate principalmente in due fattori, punti che ci indicano delle parziali anomalie.
In prima istanza questa iperattività di circolazioni orarie (anticicloniche) è dovuta a massicci e prolungati scambi termici che partono dalle coste orientali del nord America portando dell’aria calda e stabilizzante verso il polo (robusta formazioni dell’anticiclone atlantico) mentre, di contro, altra aria calda, a seguito di un profondo cavo d’onda che si spinge sulla parte occidentale del nostro Continente sin sotto la catena dell’ Atlante, porta un flusso caldo verso la parte centro settentrionale della Russia europea (formazione di un HP continentale). Complice di tutto questo è ad occidente (NW) il Vortice Canadese, mentre dalle regioni polari sino al vecchio Continente il Vortice Polare.
Questo è quanto risulta da una primo sommario “zoom” sulle emissioni numeriche di medio e lungo raggio.
Seconda causa interattiva è la marginale, e qui dovremmo fare una seria riflessione, presenza della “semipermanente” (depressione d’Islanda), vortice che non riesce a reggere, diciamo ormai da qualche anno, l’impatto delle spinte dinamiche del contendente anticiclone delle Azzorre.
Un tempo non lontano dette figure bariche erano i “principali motori della natura”. Il vortice europeo spingendosi di qualche 1.000 km verso SW riusciva a schiacciare gli “impeti” dell’HP atlantico, portando dei flussi perturbati da W verso E.
Attualmente sembra che ciò, in particolare durante il periodo di transizione, non avvenga più in maniera “classica”, ma si presenti a fasi alterne e molto discontinue. Credo che questa “storica figura” sia ormai soggetta agli indubbi cambiamenti climatici che da oltre 80 anni stanno avendo una crescente incidenza sul nostro Globo.
Un terzo punto, origine non ancora ben identificata, sembrerebbe l’effetto del QBO, oscillazioni quasi biennali nella cinta equatoriale (correnti ad alta quota 30 hpa), che nella sua fase (positiva e negativa), induce ad una formazione eccessiva di attività anticiclonica.
Concludendo questa breve analisi, non possiamo pensare che il tempo sull’Europa venga condizionato dalle sole due figure: VP e HP Azzorre. Se ciò fosse, sarebbe una marcatissima anomalia. Anomalia che si prospetterebbe come un incipiente cambiamento climatico, ivi distribuzione barica, che noi stessi (contemporanei) stiamo osservando e raccontando come cronaca non più “astratta”.
L’uomo ha modificato molte cose nella natura, alcune di esse proprio sulla “nuda terra” nella quale vive.