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Una ferita profonda nel nostro “clima medio” che lentamente sembra rimarginarsi. Inverno “squilibrato”

di Giovanni Staiano
04 Mar 2005 - 10:56
in Senza categoria
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Proiezioni ECMWF per l'11 marzo. Fonte: www.ecmwf.int.
Un sunto di questa lunga storia invernale, iniziata con molto ritardo, poi affermatasi nella sua durezza più aspra. Ora e nel prossimo futuro, vi sono ancora prospettive di neve e freddo che coinvolgeranno la nostra Penisola, durante il week end, portando ancora un nuovo calo termico e precipitazioni diffuse anche sulle regioni centrali, sia tirreniche che adriatiche a quote molto basse.

Come mostra il modello di Reading la fase di freddo e neve potrebbe spingersi sino ai primi giorni della seconda decade del mese di Marzo, 11/12 del mese corrente, con una graduale attenuazione già a partire da circa metà/fine della prossima settimana.

Il vortice polare, dopo estenuante lavoro, svolto in connubio con l’anticiclone delle Azzorre, gradualmente potrebbe lasciare l’Europa centro meridionale. Una soluzione che dovrebbe dare agio all’HP atlantico di cominciare a fare i suoi primi, sebbene non molto decisi, tentativi di conquistare l’area mediterranea. Questa possibile evoluzione, sebbene sia proiettata sul lungo raggio, sembra essere “frequentata” non solo dal modello in questione, ma da molte diverse altre elaborazioni deterministiche.

Trovare una risposta “degna” ad una fase fisica di perduranza, nonostante la stagione in essere, non è così semplice come sembra. L’atmosfera per compiere il suo “decisivo giro di boa” e dopo un lungo periodo freddo, ha bisogno di tempi medio lunghi e non sempre quello che viene previsto o estrapolato dalle elaborazioni matematiche, potrebbe segnare una chiara soluzione in “controtendenza”. In ogni caso, molti elementi iniziano a palesarsi, seppur in maniera confusa, ma comunque mediamente nella stessa direzione.

Il flusso delle correnti alle alte quote sembra procedere, lentamente, verso un rallentamento circa la propria ed insistente direzione N/S ed assumere dei caratteri sempre più “morbidi” e con disegni di saccature sempre meno acute sull’area Mediterranea. Quindi questa possibile evoluzione avrebbe le prerogative giuste per innescare un processo, non fulmineo, ma certamente più in linea con la stagione di transizione. Ora stabilire se sarà un processo nettamente “incontrovertibile” con il trend termico che ci si aspetterebbe per questa primo scorcio primaverile, non è ancora molto chiaro, ma , finalmente, qualcosa si muoverebbe nella giusta direzione.

Penso che, aldilà delle “necessità nevose” di molti lettori, sia giunto il momento di poter iniziare a comunicare delle situazioni termicamente più consone e cominciare a considerare terminato questo “pressing atmosfercio”. Non dimentichiamoci che la situazione passata e presente non mostra nessun segnale di “ritorno all’antico”, ma evidenzia tutte le “incongruenze” del clima che sta cambiando. Evoluzioni così estreme, sia estive che invernali, solitamente molto disordinate, non danno alcuna garanzia circa un auspicabile ritorno del “tempo/clima normale”. Picchi estremi e mal distribuiti in netta dissonanza con quello che si potrebbe considerare o definire “nella regola”.

L’ondata di gelo, soprattutto pesante in quest’ultima fase, lascerà dei segni non indifferenti sulla natura ed il regolare andamento della stessa. Non dimentichiamoci che “i bioritmi vegetali”, che si sono presentati dall’inizio del semestre freddo sino alla presente data, hanno segnato due marcate fasi estreme: prolungata fase estiva sino al mese di novembre (flora in netto ritardo con l’andamento stagionale; alberi carichi di verde sino a tutto il mese di novembre), seguita da un inizio di inverno mite ed una relativa sua maturità molto rigida. Uno stravolgimento che, sebbene la natura riesca in parte ad assorbire, non ci conduce attraverso alcun segnale positivo.

Inverno 2004/2005 sicuramente da ricordare, ma per molto versi da “dimenticare”. Probabilmente altre situazioni analoghe si ripeteranno nei prossimi anni. Contingenze che porterebbero a rivedere, radicalmente, tutti i parametri del nostro clima, attraverso un’amplificazione e frequenti sconfinamenti dei “segmenti temporali” che segnano il passaggio dal periodo estivo a quello invernale.

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